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L’odeon

           Nelle calde serate estive seduti sui gradini della scala, che s’incunea tra i due edifici del Rivaio, come dalle gradinate di un teatro greco, ascoltiamo, da un giradischi posto in basso, brani scelti di musica classica. Ora voliamo sulle ali dorate del “Va! Pensiero!” del “Nabucco” di Verdi, ora fremiamo alle mille invenzioni sonore di Rossini nel preludio del “Barbiere di Siviglia” e ne “La gazza ladra”, ora siamo presi nel turbinio delle note de la “La danza delle ore” di Ponchielli, o ci innalziamo nei cieli più puri con “ La Vergine degli Angeli” de “La forza del Destino” di Verdi, o ci commuoviamo fino alle lacrime alla limpida voce tenorile di Beniamino Gigli che canta “Mamma”. Non finiamo di correre leggeri leggeri dietro le note della “Primavera” di Vivaldi,  che si leva alta e vigorosa la voce de la “Casta Diva” della “Norma” di Bellini. Chiudiamo la serata inseguendo le poderose note dell’organo nella “Fuga” di Bach. 

         Sono serate per me, ma, credo, anche per gli altri, cariche di grande emozione che mi accompagnerà negli anni avvenire all’ascolto della buona musica. 

Vorrei tanto che questa passione fosse confortata dalle capacità di cantore e di suonatore, ma sono stonato e solamente un cattivo strimpellatore privo del senso del ritmo ed anche della manualità necessaria per padroneggiare la tastiera dell’armonium l’unico strumento a nostra disposizione. Io preferisco quello dell’aula della classe quarta: ha dei registri che gli conferiscono una sonorità che mi tocca, ma riesco solo a farlo gemere lamentevolmente sotto le mie dita.

Ultima modifica il Martedì, 19 Agosto 2014 20:44