I Problemi del Territorio

I problemi che affliggono il nostro territorio sono molteplici:

a)  la marginalità geografica dei nostri paesi posti al confine nord della Regione, diventa marginalità politica e amministrativa;

b) questa comporta una disattenzione delle Istituzioni regionali e provinciali nei confronti del nostro territorio, che si traduce in lentezza o inceppamento degli iter delle pratiche che interessano le Istituzioni locali, gli operatori economici e politici e le persone; non parliamo delle concussioni della burocrazia per la prestazione dei servizi, in parte legalizzate se nel codice di comportamento dei dipendenti regionali, citato da “Il Quotidiano della Calabria” del 9 aprile 2013, sono tollerate regalie agli impiegati regionali fino a 100 euro di valore;

c) al disagio economico derivante in primo luogo dalla chiusura dello stabilimento laniero e ultimamente dalla dismissione dell'ospedale si è stato aggravato ulteriormente dalla crisi finanziaria mondiale e nazionale che ha prodotto scarsità o sofferenza delle iniziative imprenditoriali e chiusura del servizi economici; tutto ciò ha come conseguenza un alto tasso di disoccupazione ed emigrazione verso le Regioni del nord, l'aumento della povertà e conseguente diminuzione della circolazione monetaria.

d)   a questo si aggiunge il disagio sociale proveniente dalla progressiva rarefazione dei servizi alle imprese e alle persone.

Per risolvere questi problemi, ultimamente, si è costituito il comitato “Passaggio a Nord-Ovest” che, per protesta contro le autorità politiche e amministratine regionali e provinciali, mira semplicisticamente alla fuga proponendo come panacea il distacco dei Comuni di Tortora, Praia e Ajeta dalla Regione Calabria e la loro aggregazione alla Regione Basilicata, ispirando la proposta in parte a motivazioni ideali, in parte a speranze di  ipotetiche opportunità economiche e prospettando risparmi di qualche euro in alcuni servizi.
Soprattutto le supposte motivazioni ideali di ricostituzione della Grande Lucania svelano i veri promotori politici, non molto nascosti, che stanno dietro il comitato, politici che vorrebbero in questo modo allargare l'area di esercizio del loro potere.
La patria della Grande Lucania non esiste più, né geograficamente, né culturalmente da 2200 anni nella stessa Basilicata.  I Lucani hanno abitato i nostri territori solamente dal 400 al 200 a.C., debellati dai romani dopo la seconda guerra punica in seguito alla quale i centri lucani si spopolarono e furono sostituiti da colonie romane, la stessa città Potenza non ha nulla di lucano in quanto fu fondata nel 180 a.C. ex novo dai romani come loro colonia. I residui delle popolazioni lucane furono spiantati sia come etnia sia come cultura da Silla negli anni 80-79 a.C. a conclusione della guerra servile.
Le nostre radici storiche e culturali sono latine e medioevali.

Ma vediamo in particolare, punto per punto, gli esiti di questa fuga:       

1 – da una marginalità geografica e amministrativa in Calabria si passerebbe ad un’altra marginalità geografica ed amministrativa in Basilicata; la stessa Maratea si sente  emarginata dai poteri forti del capoluogo Potenza. Il nostro resterebbe sempre un territorio di confine con un aggravamento logistico notevole: mentre i nostri collegamenti con il capoluogo Cosenza, più vicino, si avvantaggiano di tre alternative: la ferrovia, il servizio di autobus, e l’auto privata, i collegamenti con il capoluogo Potenza, più lontano, sarebbero invece limitati alla sola auto privata, mancando la ferrovia ed il servizio di autobus.

2 – In Basilicata, come in Campania, in Puglia, in Sicilia, si ritroverebbero gli stessi intoppi e lacci burocratici, amministrativi e politici di cui ci lamentiamo in Calabria.

3 – L’aggregazione ad un’altra Regione avrebbe senso se di là dal confine trovassimo il Piemonte o la Lombardia o il Trentino Alto Adige o l’Emilia, notoriamente molto più ricche di noi, dove potremmo trovare occasioni di beneficiare di una economia sviluppata e dove potremmo trovare già il terreno fertile e l’ambiente favorevole per lanciare le nostre iniziative economiche, supportati da un contesto istituzionale amministrativo e politico armonico con il mondo economico; ma il cambio di Regione non ha senso e produrrebbe ulteriori disastri se la Regione cui ci si aggregherebbe è povera, se non più povera.
E’ illusorio immaginare che il mondo del lavoro trarrebbe beneficio con l’aggregazione. Anche senza l’aggregazione imprese e singoli lavoratori marateoti, trecchinesi, rivellesi e laurioti trovano impiego a Praia a Tortora, così come nostre imprese e singoli  lavoratori trovano lavoro nei paesi confinanti. Per questo non occorre spostare i confini.
Non dimentichiamoci che il primo a chiudere qualche decennio fa fu proprio lo stabilimento laniero di Maratea, dove fallì un’altra iniziativa di stabilimento industriale di cui sono rimasti solo i capannoni poco sotto il passo della Colla.
Il comitato si aspetta illusoriamente dei benefici anche nel turismo, ma si dimentica di Maratea che diverrebbe nostra concorrente togliendoci anche quel poco di turismo che approda dalle nostre parti e che malvolentieri sarebbe disposta a dividere la “torta” con noi.

4 – Per quanto riguarda i “Servizi”, il passaggio in Basilicata significherebbe il seppellimento definitivo della speranza di  riattivare i servizi, soprattutto quello ospedaliero; a Lagonegro si è in procinto di costruire un grande e moderno ospedale, questo preclude per sempre la possibilità di attivare altre strutture sanitarie nel comprensorio della valle del Noce e retroterra, comprese Tortora e Praia qualora si aggregassero alla Basilicata; invece la speranza di una riattivazione del nosocomio di Praia rimane ancora in piedi se la situazione territoriale rimane quella che è, le Istituzioni democratiche sono soggette al ricambio e cambiando le teste c’è sempre la possibilità di un ripensamento in materia di razionalizzazione del sistema sanitario del nord Tirreno calabrese.

5 – Agli sbandierati “benefici” quali il risparmio di centesimi sui ticket sanitari, sull’addizionale IRPEF, e il risparmio di qualche euro sull’assicurazione RCA si risponde con una citazione biblica: quella di Esau che per un piatto di lenticchie vendette il diritto di primogenitura. Per risparmiare qualche euro nel giro dell’anno (le lenticchie) perderemmo per sempre la possibilità di riavere l’ospedale (la primogenitura).

I problemi    si   risolvono    sul    piano    politico    e    razionale    esaminandoli nella loro globalità, considerando tutti gli aspetti nel loro insieme, alla ricerca di una soluzione equilibrata del tutto in modo che il soddisfacimento di un solo o pochi aspetti non pregiudichi gravemente altri, magari più importanti. A ciò si può pervenire confrontandosi, discutendo,  lottando, proponendo  idee  e  progetti alternativi,  adeguati e  condivisi nel rispetto delle identità storiche e culturali delle comunità locali. I problemi si risolvono non con le ammucchiate, ma con una sana politica di condivisione, creando consorzi e associazioni di Comuni per i servizi essenziali per attuare risparmi e per avere maggiore potere contrattuale nell’ambito delle Istituzioni regionale e provinciale.

1 –  La   marginalità    geografica   non    è    automaticamente   marginalità   politica  e  amministrativa   se   gli   operatori   politici   ed  economici   riescono  ad  imporsi  come  protagonisti  non  per  la carica che  rivestono ma  per il valore  che esprimono nella loro attività istituzionale o economica.

2 – Il rilancio  economico  di  un territorio  si  ha non con l’attesa di intervento dall’alto o esterno, ma  ponendo  le  condizioni istituzionali per lo sviluppo dello spirito di  iniziativa  dei privati nei vari campi, da quelli agricolo, industriale, artigianale a quelli commerciale, dei servizi e turistico.  E’ illusorio puntare per la ripresa su un solo settore come quello dei servizi  o  del  turismo:  in questi   settori  vi  è  solo  passaggio  di  risorse  da  una mano  all’altra;  una   economia  solida  richiede  soprattutto  settori, come il primario e il secondario, agricoltura, industria e artigianato, nei quali si creano risorse.                                                  

3 – Per  quanto  riguarda  la riattivazione dei servizi, che stanno a cuore a tutti i cittadini indistintamente  e  che  sembra  siano  alla  radice  della  proposta  di  aggregazione alla Regione Basilicata, bisogna distinguere il servizio giudiziario da quello sanitario.
La riorganizzazione e razionalizzazione del servizio dell’amministrazione  della giustizia è un piano nazionale sul quale è ininfluente l’appartenenza a questa o quella Regione.
Interventi futuri sulla riorganizzazione del servizio sanitario ospedaliero sono invece più a portata di mano essendo opera, non molto razionale per la verità, della Regione, per la quale valgono le considerazioni esposte sopra, cioè che nelle istituzioni democratiche vale il principio del ricambio delle cariche, per cui quello che sembra difficile oggi, cambiando le teste e con queste le sensibilità e le razionalità, può essere più facile domani.

Michelangelo Pucci   

 

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