Non è un cumulo di conoscenze, ma la capacità di organizzarle e di fruirne.
Di solito quando parliamo di cultura ci riferiamo al sapere letterario. Questo concetto di cultura è molto limitato. Per comprendere meglio il concetto di cultura dobbiamo cominciare dal concetto di natura. Riteniamo naturale tutto ciò che è e che avviene in obbedienza ai meccanismi delle leggi chimiche, fisiche, fisiologiche, biologiche, neurologiche di base.
Nel mondo animale e umano chiamiamo ‘natura’ gli schemi fissi di comportamento e di soddisfacimento dei bisogni elementari. Definiamo eventi naturali, ad esempio, le reazioni e le combinazioni chimiche, le trasformazioni fisiche, i fatti meteorologici, la nascita degli esseri viventi, il loro sviluppo, la loro morte, l’evoluzione biologica, il comportamento istintuale degli animali.
Tutto ciò che l’uomo produce, non per effetto di leggi naturali ma per elaborazione in cui interviene l’intelligenza, la fantasia, la volontà e la manualità, così come gli schemi di comportamento e di soddisfacimento dei bisogni flessibili, modificabili per effetto dell’esperienza ed evolvibili con l’apprendimento si denominano cultura.
Definiamo, così, eventi culturali, ad esempio, il pensiero, le credenze, la comunicazione verbale e scritta, la produzione di utensili, la produzione di beni di uso e di consumo, il loro scambio, la produzione agricola, artigianale e industriale, la produzione artistica e letteraria, la produzione filosofica, le scoperte scientifiche, la produzione del codice linguistico, gli eventi sociali, politici, religiosi, ecc.
Di conseguenza dobbiamo qualificare culturali le credenze e manifestazioni religiose, le teorie filosofiche, le conoscenze scientifiche, le lingue, i vari linguaggi, la scrittura, le varie tecniche di produzione nei campi agricolo, artigianale e industriale, le tecniche e modalità di scambio dei beni e di comunicazione di prodotti mentali e saperi, le tecniche e modalità della creazione artistica, le modalità degli atteggiamenti e dei comportamenti, le modalità di organizzazione sociale, politica, religiosa e così via di seguito.
Alla base del concetto di cultura c’è l’idea di elaborazione più o meno raffinata, più o meno efficiente, più o meno creativa dei saperi, delle tecniche di produzione di uso e di consumo dei beni e degli oggetti materiali e non materiali .
Alla luce di quanto detto non basta possedere saperi e tecniche per definirsi colti.
Il grado di cultura di una persona o di una comunità tanto più è alto quanto più l’individuo e la collettività sono capaci di elaborare in maniera quanto più raffinata, efficiente e creativa possibile i saperi, le tecniche, gli atteggiamenti e i comportamenti.
Michelangelo Pucci