Tortora sotto gli Svevi

Gli Svevi, non senza contrasti, pervennero in Calabria e Sicilia per via ereditaria. Costanza, figlia del normanno re di Sicilia Guglielmo II, sposa di Enrico VI di Germania, invano pretese la successione al padre alla sua morte avvenuta nel 1189.

Alla morte di Tancredi nel 1194 seguirono anni di confusione creata dal contrasto tra la pretesa dell’imperatore Ottone IV sul regno di Sicilia e l’opposizione del Papa Innocenzo III, che riteneva il regno un feudo della Chiesa e si arrogava il diritto di concederlo ad un principe di suo gradimento.

 La contesa ebbe termine con la sconfitta di Ottone, inflittagli dalla lega ghibellina nella battaglia di Bouvines. Il figlio di Costanza Federico II (1194-1250), svevo, pupillo di Innocenzo III, fu da questi proclamato re nel 1212 e incoronato a Roma nel 1220 dal successore Onorio III. Egli limitò i privilegi dei feudatari e riconobbe la figura di personalità giuridica alle 'Universitates', ma di fatto i feudatari continuarono a spadroneggiare e a vessare le comunità locali. 

Le Universitates
L'ordinamento delle Universitates prevedeva diversi organi:
- l'assemblea dei capifamiglia più nobili e più degni;
- un consiglio eletto dall'assemblea ogni anno
;
- syndici eletti fra i componenti del consiglio, fra di essi vi doveva essere un licteratus (cioè che sapesse leggere e scrivere);
- diverse magistrature ognuna preposta alla sicurezza dei cittadini, alla manutenzione delle strade, delle mura e delle porte, alla determinazione dei pesi e delle misure;
- i baiuoli o baiuli o baglivi preposti all'amministrazione della giustizia sottoposta alla supervisione le Giustiziere provinciale. Essi erano distinti in due ruoli: a) judices ad contractus et ad causas designati ad amministrare la giustizia; b) judices ad conactus tantum competenti nella stipulazione dei contratti pubblici e privati, scelti per un anno fra le persone di più chiara fama, esclusi i nobili e i chierici 
- pubblici ufficiali, con competenza per la parte finanziaria e per quella della giustizia, scelti per un anno fra gli abitanti, con esclusione dei chierici e dei nobili;
- il capitano dei servizi di polizia di nomina regia, per la sicurezza dei cittadini;
- il pubblico banditore;
- il mastrogiurato, coadiutore del capitano del capitano dei servizi di polizia di cui notificava gli atti.
 

Le Universitates erano di due tipi: feudales e demaniales:
- Le Universitates feudales (il 90%) erano di proprietà del feudatario che le amministrava per lo più per il tramite di vassalli. Passavano da un castellano all'altro come una merce del feudo, non solo le terre ma anche gli animali e gli esseri umani. La giustizia era amministrata da giudici nominati dal feudatario, giudici che però prestavano giuramento al Giustiziere della Provincia. Erano controllate da un Capitano del Re. Ma era frequente il caso che il feudatario lo nominasse amministratore del feudo unendo, a suo vantaggio, in una sola persona le due figure del controllore e del controllato.
- Le Universitates demaniales (il 10%) erano di proprietà del Re e dipendevano dalla corona, erano amministrate da ufficiali regi. Godevano di libertà e privilegi e, in caso di abusi, avevano la possibilità di ricorrere alle autorità superiori.
L'amministrazione della giustizia, dipendente dal Giustiziere provinciale, era affidata alla curia dei baiuoli o baglivi che era competente anche del servizio di polizia urbana e campestre.
Finora non abbiamo documenti per affermare a quale delle due categorie appartenesse la Universitas di Tortora. Scorrendo gli atti di battesimo dell'archivio parrocchiale tortorese ogni tanto troviamo citati nomi con la qualifica di 'giudice a contratti', ciò farebbe propendere per annoverare Tortora fra le Universitates demaniali ma l'avvenimento del 1560 dell'affrancamento del Comune dai Martirano di Aieta e della successiva autovendita a Elvira Ossonia vedova Exarquez fa pensare il contrario.

Alla morte di Federico II gli succedette il figlio Manfredi. Non riconoscendolo erede legittimo, il Papa Urbano IV offrì la corona di Sicilia a Carlo d’Angiò, che, sceso in Italia, sconfisse gli Svevi nella battaglia presso Benevento del 1266, nella quale Manfredi trovò la morte.

 A Tortora il passaggio dei poteri dai Normanni agli Svevi non fu nemmeno avvertito, in quanto i Cifone continuarono a conservare il feudo. Nei documenti feudali infatti risulta che nel 1239 Federico II confermò nel feudo Giliberto Cifone. Negli stessi documenti risulta che nel 1267 feudatario di Tortora era Rinaldo, figlio di Giliberto. Rinaldo però perdette il feudo poco tempo dopo.

 Questo degli Svevi, come quello dei Normanni, fu un periodo duro per i Tortoresi, come dimostra l’esiguità numerica della comunità (circa 500 abitanti), decimata dalle frequenti coscrizioni, dalla mortalità indotta da malattie e dalla fame e tartassata dalle imposizioni in moneta e dalle prestazioni d'opera a favore dei feudatari, come tutti i servitori della gleba del resto d’Europa.

Quasi certamente in questo periodo fu costruita la chiesetta del Purgatorio, extra moenia della Terra di Tortora, utilizzando, con molta probabilità, pezzi architettonici e scultorei prelevati dalla chiesetta, bizantina o longobarda che fosse, di S.Brancato ormai abbandonata e in rovina. 
L'infiltrazione di termini dialettali derivanti da etimi germanici ebbe inizio in questo periodo.

                                                                            Michelangelo Pucci

 

Storia di Tortora nel medioevo

Go to top