La materia prima di questo intingolo era un trito di peperoni essiccati al sole infilati con lo spago per il picciolo in corone (nzérti) e poi passati in forno per divenire croccanti. Così preparati, i peperoni venivano tritati in un mortaio profondo di legno con un pestello pure di legno, fino a ridurli in scagliette miste ai semi.
Preparazione dell’intingolo: si metteva a soffriggere un velo d’olio in una padella di ferro con uno spicchio d’aglio; quando l’olio arrivava alla giusta temperatura, vi si versavano un paio di cucchiai colmi di tritato di peperone, a piacere vi si poteva aggiungere della salsiccia a pezzettini, lo si faceva amalgamare con l’olio agitando orizzontalmente la padella fino a che il tritato, impregnato d’olio, s’abbruniva leggermente. A questo punto l’intingolo era pronto.
Lo si consumava direttamente dalla padella trascinandoci (strichénnu) dentro pezzetti di pane e asportandolo in piccole quantità, fino a lasciare la padella pulita.
Era un intingolo molto gustoso ed energetico. Si consumava in qualsiasi momento della giornata: per colazione o come spuntino (ruppidijùnu).
Michelangelo Pucci