Come detto nella sezione ‘Origini’, il dialetto tortorese discende direttamente dal latino, è imparentato genericamente con i dialetti dell’Italia meridionale, più in particolare con quelli dell’area lucana e calabrese. Più da vicino ha innumerevoli affininità con gli idiomi degli alti Bruzi, come ha dimostrato in uno studio pubblicato nel 1986 Luigi Paternostro di Mormanno nel libro ‘Gli alti Bruzi e il loro linguaggio’ edito dalla Tipografia Stella di Firenze.

Lo spazio ristretto di una pagina non mi consente di fare un discorso tanto allargato, mi limiterò ad accennare alle fratellanze più immediate con i paesi più vicini: Maratea, Lauria, Laino, Aieta, Scalea, Grisolia.

A parte qualche differenza nella fonetica, nelle inflessioni, nel lessico, questi centri condividono nella sostanza il vocabolario, con oltre il 70% di termini comuni, e la struttura grammaticale, con la similarità delle regole grammaticali e sintattiche.

Le differenze sono spiegate dal secolare isolamento di queste comunità, che, per ragioni politiche, economiche e sociali, dovevano essere autosufficienti. Salvo qualche contatto personale e incontri di mercanti nelle fiere annuali, il protrarsi di questo sistema feudale fino al XIX secolo ha reso difficili i contatti fra di esse favorendo la differenziazione, per le leggi della segregazione e della deriva (in questo caso) linguistica. 

Nonostante queste diversità però la struttura linguistica nella sostanza è rimasta comune.

A Lauria la vocale latina ‘a’ in posizione tonica è diventata ‘é’ stretta a metà tra il suono della ‘e’ italiana e quello dell’ ‘eu’ francese. 

Ad Aieta la ‘a’ tonica latina è rimasta ‘a’ aperta.

A Tortora la ‘a’ tonica latina si rende con ‘éa’, modulando insieme la ‘é’  di Lauria e la ‘a’ di Aieta.

La stessa modulazione bivocalica si sente a Grisolia.

Michelangelo Pucci


Vedi anche: origini del dialetto tortorese; parentele; grammatica; etimologie.