Nel periodo compreso fra il XII e il XVI sec.
La mondanizzazione derivava soprattutto dal potere temporale dei papi, capi dello Stato Pontificio, dei vescovi, spesso vassalli dell'impero titolari di feudi, o in ogni caso, come degli altri prelati, degli abati e dei semplici preti, beneficiari di patrimoni immobiliari. Per questo loro stato gli ecclesiastici finirono per dare prevalenza al potere temporale su quello spirituale e, soprattutto papi e cardinali, comportandosi da principi, circondandosi di una corte in lussuosi palazzi, con relativa vita mondana, proteggendo letterati ed artisti, ai quali commissionavano opere a volte grandiose in concorrenza con re e principi.
La corruzione era dovuta per lo più al fatto che spesso le cariche ecclesiastiche erano affidate non a persone dotate di vocazione religiosa, ma ai cadetti delle famiglie nobili, ad arrivisti, ad avventurieri che vi accedevano per garantirsi un avvenire sicuro. Questo spiega l'avidità di ricchezze da parte del clero, il commercio delle indulgenze, la simonia, il concubinato.
Il formalismo esteriore (culto di Maria e dei santi, pellegrinaggi, culto delle reliquie, cerimonie, riti, processioni, ecc.) era l'esito della fede ingenua e mal diretta del popolo spesso inquinata dalla superstizione.
La povertà di pensiero e di slancio spirituale dell'"Intelligenza" del cattolicesimo di questo periodo si manifestava in ricerche e discussioni su questioni teologiche secondarie o addirittura oziose trascurando i grandi temi.
Questa situazione di degenerazione dà origine a vari movimenti di riforma.
Indice: cause interne alla chiesa, cause esterne alla chiesa, scintilla occasionale, Martin Lutero, conseguenze della Riforma.