L'occasione che innescò il processo che portò alla riforma e al conseguente scisma fu la questione delle indulgenze.
Concetto e storia delle indulgenze.
Secondo la teologia cattolica l'indulgenza è il condono o la riduzione della pena temporale da scontare per i peccati già perdonati, quanto alla colpa, nel sacramento della penitenza.
Nei primi secoli del cristianesimo la disciplina penitenziale della Chiesa prevedeva delle pene canoniche temporali come l'esclusione dalla partecipazione ai riti per un certo tempo, determinate penitenze cui sottoporsi per un determinato periodo, ecc.
A partire dal VII sec. si introdusse e sviluppò l'istituto della "redenzione", consistente nella commutazione delle pene canoniche con opere suppletorie meno gravose e in particolare con riscatti per mezzo di offerte di danaro.
Nel corso dei sec. XI e XII alle "redenzioni" andò sostituendosi la prassi indulgenziale vera e propria, consistente in riduzioni o condoni di pena contro prestazioni di opere in occasione di costruzioni di chiese, monasteri, ospedali, e più tardi anche per iniziative nella costruzione di opere civiche o di interesse comune.
Nel 1063 papa Alessandro II concesse indulgenze per la partecipazione alle crociate. In seguito anche per la partecipazione a guerre contro i pagani, contro gli eretici o contro avversari politici dello Stato della Chiesa.
Più tardi le indulgenze toccarono anche a coloro che, non potendo partecipare personalmente alla crociata, equipaggiassero dei "sostituti" o versassero una somma corrispondente di danaro. La medesima commutazione dell'opera in danaro fu praticata dal 1300 per il giubileo. L'accentuazione di questo aspetto finanziario condusse a degenerazioni sempre maggiori.
Agli inizi della storia del cristianesimo si riteneva che le pene temporali si dovessero scontare in vita, solo successivamente andò affermandosi la convinzione che esse si sarebbero scontate dopo la morte (Clemente Alessandrino, III sec.); Cesario di Arles, morto nel 542, parla del purgatorio come pena temporale dopo la morte; poco dopo Gregorio Magno (540-604) enuncia la dottrina del purgatorio ripresa poi da Tommaso d'Aquino nel XIII sec. e infine definita dai concili di Lione (1274), di Firenze (1439) e di Trento (1545-63).
Solo a partire dal XII sec. si attestò la dottrina delle indulgenze per i defunti, anche se la prima concessione papale d'indulgenze per le anime del purgatorio risale a papa Sisto IV (1475).
Negli ultimi anni del 1400 e nei primi anni del 1500 ci furono abusi nella concessione e nella pratica delle indulgenze.
Particolarmente scandalosa in questo periodo risultò la pratica delle indulgenze in Germania, utilizzate da papi e vescovi per la raccolta di danaro per gli scopi più disparati e soprattutto per il programma di costruzioni avviato a Roma dal papato.
Tristo esempio di questa prassi fu l'affare di Alberto di Magonza. Alberto di Hohenzollern (1490-1545), già vescovo di Magdeburgo e amministratore del vescovado di Halberstadt, nel 1514 ottenne anche la nomina ad arcivescovo ed Elettore di Magonza a condizione di versare la somma di 10.000 ducati alla curia romana.
Per far onore al suo impegno fu costretto a contrarre un debito con i banchieri Függer, per estinguere il quale papa Leone X gli concesse che nei suoi territori venisse proclamata per sei anni un'indulgenza i cui proventi per metà sarebbero andati ad Alberto e per l'altra metà al papa per la fabbrica di S.Pietro.
Alberto ne affidò la pubblicità e la raccolta al predicatore domenicano Giovanni Tetzel, il quale diede scandalo per il modo spregiudicato di assolvere il suo compito.
Questo scandalo suscitò la reazione di Martin Lutero.
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