CONCETTO
Il termine "scuole nuove" sta ad indicare una pluralità di posizioni più o meno distanti fra loro, tutte però accomunate da motivazioni, obiettivi e metodi comuni o affini e da un atteggiamento nuovo di fronte al fanciullo.
Il movimento delle "scuole nuove" di manifesta sul finire dell'ottocento e nei primi decenni del novecento. Esso è caratterizzato da posizioni teoriche applicate in scuole sperimentali che costituiscono "felici oasi" che realizzano forme di educazione originali ma, contro la volontà dei loro promotori, riservate a élite, come era accaduto tempo prima a Yverdon allo stesso Pestalozzi, tali che finiscono col rappresentare modi aggiornati di educazione liberale per futuri dirigenti (E. Codignola, Le scuole nuove e loro problemi - ed.
MOTIVAZIONI
Il movimento delle scuole nuove denuncia la sfasatura tra la scuola e la società, rompe con la tradizione scolasticistica precedente, accusa la scuola tradizionale
a) di volersi giustificare come organo di trasmissione della cultura, in nome di un concetto di cultura verbalistica formulata dalla scuola liberale del trivio e del quadrivio, nella quale educazione e didattica sono fondate sul culto astratto della parola;
b) di ritenere l'infanzia un periodo inutile della vita umana dal quale uscire il più in fretta possibile e il bambino un uomo imperfetto e incompleto;
c) di mettere al centro della scuola il maestro come rappresentante della società degli adulti, del potere, come protagonista, operatore dell'educazione: a volte trasmettitore della cultura ufficiale, altre volte ammaestratore, spesse volte domatore.
Questa scuola aveva la sua legittimazione nel tipo di società fondata sulla forza agraria contadina che si esprimeva attraverso una cultura oggettivistica. La struttura agraria contadina implica una struttura classista della società centrata sulla distinzione tra nobili e plebei, nella quale i maiores impongono la propria eccellenza in base a prerogative culturali verbalistiche.
Nel contesto contadino l'eccellenza sta in chi possiede la parola: gli aristocratici grazie ai vantaggi della proprietà terriera avevano il tempo di dedicarsi agli studi liberali che conferivano con la padronanza della parola il potere sulla massa ignorante. In questo contesto la scuola prepara la futura classe dirigente con la cultura liberale e la massa con la formazione al lavoro.
Ma tra gli ultimi anni del secolo scorso e gli inizi di questo secolo si assiste al declino della prevalenza agricola fino al capovolgimento della struttura economica con industrializzazione e della struttura sociale con l'affermarsi della democrazia; viene così a mancare lo stato giustificativo del tipo formalistico di cultura e di scuola; all'homo sapiens subentra l'homo faber.
La democrazia attuale, a differenza di quella ateniese e romana in cui vi era un limite discriminante, è partecipazione al governo della totalità della popolazione indipendentemente da qualsiasi privilegio.
A questo tipo umano e sociale devono corrispondere nuovi tipi di scuola.
Michelangelo Pucci