Il potere

Fra i vari significati di potere quello che più ci interessa è quello considerato nel Diritto e nella Sociologia, inteso come capacità o possibilità di disposizione e di controllo di cose e di persone.

In Diritto il potere è sinonimo di sovranità, prerogativa dello Stato che la esprime nella funzione legislativa, in quella esecutiva e in quella giurisdizionale per mezzo di organi appositi.

In Sociologia il potere è la possibilità di un soggetto di determinare o condizionare il comportamento di altri soggetti che obbediscono o per libera adesione volontaria o per una qualsiasi forma di costrizione.

In campo sociologico Max Weber distingue il potere in tre tipi: quello a base legale o razionale se discende da disposizioni di legge; quello a base tradizionale che trae origine dalla valutazione di sacralità di usanze e di ordinamenti; quello a base carismatica che deriva dalle qualità personali, vere o presunte, di un soggetto, qualità che suscitano in altri ammirazione e devozione per la loro rarità ed eccezionalità.

La tendenza a conquistare il potere sembra connaturata nell’uomo. Comunemente si attribuisce questa tendenza al desiderio di emergere, di dominare, di prevalere, ecc. connesso all’istinto sessuale di trasmettere in via esclusiva i propri geni. Questo è vero in parte. Ma se consideriamo la questione da un altro punto di vista arriviamo ad una conclusione interessante.

L’uomo, come ogni altro essere costituito di atomi, è energia e, come essere vivente, è un trasformatore di energia. Per svilupparsi e per sopravvivere ha bisogno incessante di energia. L’istinto di sopravvivenza si esplica come tendenza ad impossessarsi di quanta più energia sia possibile catturare nel presente per l’uso personale ed ad assumere il controllo del suo flusso in previsione degli approvvigionamenti per il futuro.

Considerato sotto questo angolo visuale, il potere è disponibilità di risorse (energia) e controllo del loro flusso in modo da garantirsele anche per il futuro.

Il potere degli antichi imperi, in definitiva, si esplicava come rastrellamento di risorse da parte di un capo o di un popolo in un’area quanto più vasta possibile (espansionismo).

Il potere feudale si risolveva nell’impossessamento delle risorse (energia) prodotte in un territorio da parte di una élite (la nobiltà) parassitaria a danno di una maggioranza produttrice in posizione di subalternità e in condizione di povertà.

Il potere democratico è il controllo del flusso energetico da parte delle rappresentanze elettive di una maggioranza nel tentativo di una più equa distribuzione del flusso energetico fra le classi produttrici riducendo le rendite parassitarie.

Il potere sovrano degli Stati e i vari poteri delegati degli altri Enti Pubblici si esplicano attraverso il controllo dei vari trasformatori di energia (aziende e singoli produttori). Questo controllo avviene con le attività legislativa ed esecutiva e tramite i propri organi burocratici, attraverso una rete di regolamentazioni, di autorizzazioni, permessi, divieti, ecc. e attraverso lo strumento fiscale. In questo modo il flusso energetico viene regolato e dirottato in una direzione anziché in un’altra.

Questa è la natura del potere anche nei casi di dominio individuale di un soggetto sull’altro. Il controllo sull’altro individuo, più o meno manifestamente, è diretto a limitare o a regolare il suo consumo energetico oppure ad esigere che una parte dell’energia che egli trasforma si diriga a proprio favore.

In conclusione, il potere è esercizio del controllo del flusso energetico.

                                                                         Michelangelo Pucci

 

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