Fino a questo punto della ricerca storica non sono emersi documenti del tempo che aprano un qualche barlume sulle origini di Tortora.
Possiamo fare solo delle ragionevoli supposizioni, partendo da indizi e considerazioni.
Probabilmente in epoca romana il pianoro sulla falesia e le pendici del Cifolo erano terreno agricolo, sede di una villa o masseria.
In epoca bizantina e longobarda l’area comincia ad animarsi per la presenza di monaci eremiti, provenienti dall’Oriente palestinese ed egiziano, conquistato prima dai persiani e poi dagli arabi, questi monaci di rito greco trovano qui un ambiente ideale sia dal punto di vista naturale per la presenza di numerose grotte, anfratti e boschi, sia dal punto vista politico potendo godere prima della protezione dei Bizantini e successivamente della tolleranza dei Longobardi. Essi vi costituiscono una ‘laura’, prova ne sono i toponimi di santi: Sandu Micìelu, Sanda Dumìnica, Sandu Jàculu, Sand’Andrìja, Sandu Pìetru, Matriddòmini e, soprattutto, ai piedi della falesia, le grotte, ognuna sede di un eremita.
E’ molto probabile che i Bizantini, nel sito dell’attuale ‘Palazzo’, già nel VI secolo vi abbiano costruito, nel corso delle guerre gotiche, una fortificazione, avamposto di difesa di S. Brancato, dove sopravviveva una presenza dei Blandani dopo l'abbandono del Palècastro, contro le incursioni gotiche provenienti da Laino attraverso i Piani del Carro e la valle della Fiumarella.
Questa fortificazione è poi ulteriormente rafforzata nei secoli successivi dai Longobardi per farne un rifugio per monaci, contadini e pastori in occasione delle incursioni saracene, chiamata 'Castello delle Tortore'.
A mano a mano che le incursioni saracene diventano sempre più virulente creando turbative sempre più frequenti e severe alla comunità blandana di S.Brancato e a mano a mano che la potenza longobarda si indebolisce, la gente tende a risalire la valle per trovare, anche se temporaneamente, rifugio sulla falesia.
Il rifugio fu denominato 'Julitta', la piccola Julia, con riferimento alla seconda parte del nome di Blanda Julia. Fino a pochi decenni fa il primitivo nucleo urbano popolare costruito a valle del castello era correntemente denominato Julitta.
Il toponimo è rimasto al vico che da via 'Sand'Andrìja', all'imbocco della piazza, scende nel vallone, là dove anticamente vi era l'accesso al paese. Comunque la popolazione continuò a far capo a San Brancato per le necessità produttive ed abitative. La chiesetta longobarda, costruita sull'orlo sud del pianoro, continuò infatti ad essere frequentata fino al XII secolo.
Tramontata la potenza longobarda, nel secolo IX ritornano i Bizantini, che si attestano ad Aieta tollerando nel Castello delle Tortore la presenza dei longobardi, dal momento che il principato longobardo di Salerno era diventato un loro protettorato. La popolazione, superata la diffidenza nei confronti dei vecchi e dei nuovi occupanti, comincia ad abbandonare S. Brancato e si stabilisce sul pianoro sopra la falesia che dal Palazzo arriva a Mbedilaterra, vi costruisce le case costituendovi il primo nucleodell’attuale paese, ben protetto dal castello.
La comunità che vi si insediò conservò le consuetudini e le istituzioni di Blanda di S.Brancato, costituendo ‘in nuce’ un‘abbozzo di ‘Universitas’.
Con la conquista normanna nella seconda metà del secolo XI il nome di 'Castello delle Tortore' viene cambiato in ‘Terra di Tortora’. I Normanni chiamavano, appunto, ‘Terre’ i loro feudi.
viene chiamato 'Terra di Tortora'
abbreviato semplicemente in 'Tortora'
Michelangelo Pucci