Da alcuni anni a questa parte si è registrato il fenomeno dell’arretramento della spiaggia e l’avanzamento del mare lungo il litorale che va dalla Gnola in territorio di Castrocucco di Maratea fino al confine tra i Comuni di Tortora e Praia a Mare.
Il fenomeno ha suscitato e tuttora suscita allarme nei residenti nella Marina, soprattutto in quelli che hanno le case sul Lungomare “F. Sirimarco”. Un tratto di circa 200 metri della strada è stato più volte distrutto ed asportato in occasione delle mareggiate, che hanno gravemente danneggiato e reso inagibili gli edifici del Villaggio “Porto”, sfondato i vani seminterrati del vicino Villaggio “California” e minacciato il Villaggio “Le Canarie”. Molto si è discusso, a proposito e a sproposito, sulle cause dell’evento.
Generalmente ed emotivamente si è puntato il dito contro la costruzione delle briglie lungo il corso del fiume Noce e della Fiumarella, ritenute responsabili di trattenere il materiale che, trascinato dalle piene, avrebbe dovuto riempire il fondo marino e riempire la spiaggia. Ma è proprio questa la vera ed unica spiegazione? Essa dà una ragione solo in piccola parte attinente, ma le cose non sono così semplici. Per renderci chiare le idee riflettiamo sui fattori che incidono sul fenomeno: 1 - l’azione del mare, 2 - i cambiamenti climatici, 3 - l’azione del fiume, 4 - le opere dell’uomo.
1 - Per quanto riguarda l’azione del mare, le mareggiate ci sono sempre state ed anche più violente, ma non hanno eroso la spiaggia, anzi hanno contribuito a farla avanzare, eppure le ondate si spingevano ben oltre la linea di demarcazione tra la spiaggia stessa e i campi. In tempi storici, nel 1347 ci fu una terribile mareggiata, quasi un maremoto, che provocò danni ingenti e terrore nella popolazione, secondo quanto si legge in una nota dell’Archivio Parrocchiale di Tortora riportata da G. Celico a pag. 22 del suo libro “Santi e Briganti del Mercurion” – Editur Calabria, 2002. In tempi più recenti, a memoria di questa generazione, si ricordano le ricorrenti mareggiate che a Praia a Mare giungevano fin sotto la scarpata della SS 18, ora Via P. Longo, e ancora si ricorda alla Marina di Tortora la mareggiata del 1987 che provocò allagamenti di scantinati ed abitazioni lungo tutto il litorale per una fascia di circa 150 metri di larghezza. In questa occasione il moto ondoso si addentrò per le vie Giovanni XXIII, Fratelli Bandiera, L. da Vinci, De Gasperi, Matteotti, ecc. e a 100 metri di distanza dal lungomare ancora aveva la forza di rovesciare autoveicoli.
L’erosione della spiaggia, perciò, anche se dovuta genericamente all’azione del mare, anche se avviene in concomitanza alle mareggiate non è da addebitare specificamente e solo ad esse.
3 - Molto più verosimilmente, a spiegazione del fenomeno, sono da chiamare in causa i cambiamenti climatici di questi ultimi anni che hanno in alcuni casi mutato la direzione, in altri casi aumentato la forza e la velocità delle correnti marine, soprattutto di quelle che lambiscono la costa, le quali, a seconda che si avvicinino più o meno alla battigia, determinano erosione o deposito di materiali. A riprova di questa ipotesi sta il fatto che l’arretramento della spiaggia non interessa solo la foce del Noce, ma anche il litorale di Castrocucco e quello di varie località dell’alto Tirreno Cosentino.
Convergendo l’attenzione sul nostro piccolo, si osserva che all’erosione della spiaggia di Castrocucco e Tortora corrisponde un più rapido riempimento della spiaggia di Praia a Mare, soprattutto in corrispondenza dell’isola Dino. Non è dunque tanto questione di materiale che viene a mancare per il cambiamento di regime del fiume Noce, ma quanto questione di una sua più rapida asportazione da parte delle correnti marine.
3 - L’azione del fiume nel fenomeno ha certamente importanza, ma non è determinante. Certamente un più abbondante apporto di sabbia, pietre e brecciame per via torrentizia potrebbe in buona parte compensare la detrazione operata delle correnti marine. Qui si tratta di scelte: o preservare la spiaggia, o difendere la montagna. Sono due beni da valutare in tutte le loro implicazioni e da tutelare. Il discorso sulle implicazioni riguarda, oltre che le idealità ecologiche e ambientali che pure hanno un loro valore, i benefici non solo economici che se ne vogliono ottenere e il “quibus et quam plurimis prodest”. Il problema della tutela della spiaggia è legittimo, ma questa tutela non deve avvenire sacrificando un bene maggiore: l’integrità del territorio montano. Per far avanzare la linea di costa alla foce bisognerebbe permettere e facilitare l’apporto di maggiore quantità di materiale da parte del fiume attraverso una più rilevante erosione della montagna con disboscamenti selvaggi, aumentando la velocità delle acque meteoriche e dello stesso corso del fiume. Interventi del genere, oltre a comportare un devastante impatto ambientale, distruggerebbero l’economia montana, favorirebbero alluvioni e distruzioni a valle, anche a danno degli stessi centri abitati che si vorrebbero proteggere dalla furia del mare.
Per la salvaguardia della Marina di Tortora è necessario ed indispensabile la difesa del territorio montano con una politica di rimboschimento e con opere, come le briglie, atte a rallentare la velocità del fiume. Proprio grazie a questa politica e a queste opere non si lamentano, da qualche anno a questa parte, le alluvioni che fino a non molti decenni fa devastavano periodicamente
Ma allora nell’intento di tutelare l’integrità del territorio montano è invitabile lasciare al suo triste destino la fascia costiera? No, la tutela della costa può e deve avvenire con altri metodi: attaccando la causa diretta dell’erosione: le correnti marine.
Si possono studiare e mettere in opera delle difese a mare che frangano i marosi e che interrompano o deviino le correnti in modo da dare tempo al fiume di completare il ripascimento della spiaggia cominciato artificialmente con un saggio intervento di riporto del materiale accumulatosi in eccesso negli alvei del Noce e della Fiumarella. Nel rispetto dell’ambiente le difese a mare, è un’ipotesi, potrebbero assumere la forma di scogliere simili a quelle naturali o a vista o sommerse, o perpendicolari o parallele alla costa. Il compito delle scelte è da affidare ai tecnici.
4 - Questo discorso apre la via a una serie di considerazioni sulle opere dell’uomo come fattore di modifica ambientale. Le opere suggerite dovrebbero prefiggersi lo scopo di una maggiore tutela dell’ambiente e dell’abitato. Ma le opere messe in atto fino al 2000 sono andate nella direzione opposta a quella di una saggia politica di interventi.
Buona parte dei danni registrati sul litorale di Tortora sono dovuti a sconsiderati interventi dell’uomo.
La stessa erosione della spiaggia è stata accelerata da opere insensate, delle quali sono responsabili speculatori edilizi ma anche, e soprattutto, le amministrazioni comunali di una certa epoca, colpevoli di aver dato le concessioni edilizie per i villaggi “Porto”, “California”e “Canarie”, costruiti proprio a ridosso e a limite dell’arenile di spiaggia.
In occasione delle prime mareggiate le costruzioni sono state raggiunte dalle ondate. Per difenderle sono stati interposti a volta a volta dei muri di cemento o scogliere di massi.
È stato l’inizio della rovina! Come si dovrebbe sapere, se l’onda del mare, nel flutto diretto, non trova ostacoli si distende e, a mano a mano che sale per l’arenile, perde forza e velocità; la risacca, più debole e lenta, deposita buona parte del materiale che l’acqua ha trascinato salendo e in questo modo la spiaggia si riempie. Se invece l’onda trova un ostacolo, nel flutto rotatorio e vorticoso che si crea per l'urto, scava la sabbia attorno, davanti e sotto l’ostacolo e nella risacca la trascina nell’acqua in preda alle correnti marine che vanno a depositarla altrove, là dove il moto ondoso non trova ostacoli rigidi. A causa di questo meccanismo la spiaggia viene erosa. È proprio quello che è avvenuto alla Marina di Tortora!
Contro l'erosione sono possibili due ordini di opere: di riparazione o di prevenzione.
Opere di riparazione sono i ripascimenti: naturali eo naturali.
Opera di prevenzione è la posa di barriere di massi o parallele o ortogonali o obliche sispetto alla linea di spiaggia.
Il ripascimento della spiaggia può farsi artificialmente o avverire naturalmente:
Artificialmente sono stati operati i tre ripascimenti del 2001, del 2002 e del 2009:
Nel 2001 sono stati prelevati dai letti del fiume Noce e della Fiumarella di Tortora svariate migliaia di mc di pietrame e sabbia, trasportate con camion e depositate lungo la spiaggia dalla foce del fiume fino in direzione della via Michele Sirimarco, sopraelevando l'arenile di circa un paio di metri. Le mareggiate dell'invernata hanno poi provveduto a trascinare il materiale, così accumulato, in mare a ridosso della battigia con l'effetto di far avanzare la spiaggia di qualche metro.
Nel 2002 il materiale è stato prelevato parte dai letti dei due fiumi su nominati con le modalità del 2001 e parte dalla Punta dell'Arena di fronte all'Isola Dino trasportato con una chiatta sulla spiaggia di Tortora. Anche questa volta il guadagno della spiaggia è stato di ulteriori metri.
Naturalmente è stato tentato un ripascimento accelerando il trasporto, da parte del fiume stesso, del materiale accumulato a monte del ponte della ferrovia abbattendo i due sbarramenti costruiti dalle FS immediatamente a valle del ponte. Anche con questo provvedimento la spiaggia ha guadagnato 1,50 m. circa, ma l'illusione che l'effetto positivo durasse negli anni e stabilizzasse la compensazione dell'erosione è caduta dopo qualche mese, in quanto nel primo anno successivo (2007) l'erosione ha rimangiato alla spiaggia circa 1,70 m. e nel secondo anno successivo (2008) la spiaggia ha ceduto al mare altri 4 metri.
Misurazioni da me fatte ogni anno nel mese di settembre tra la linea d’onda a mare calmo e la punta estrema del muro del lungomare in corrispondenza di Via Giuseppe Guida hanno dato i seguenti risultati:
• anno 2002, dopo il primo ripascimento del 2001: metri 30,50;
• anno 2003, dopo il secondo ripascimento del 2002 e abbassamento delle dighe sotto il ponte: metri 33,50;
• anno 2004, nessun ripascimento: metri 31,50;
• anno 2005, nessun ripascimento: metri 27,20.
• anno 2006, dopo l'abbattimento delle due dighe a valle del ponte della ferrovia: metri 28, 80;
• anno 2007, nessun intervento: metri 27,10.
• anno 2008, nessun intervento: metri 23,10.
• anno 2009, successivamente a due stagioni molto piovose e ripascimento naturale, metri 30.
• anno 2010, dopo il terzo ripascimento artificiale: metri 33,10
• anno 2011, nessun intervento: 36,50
• anno 2012, nessun intervento: 32,50
Dare una soluzione definitiva al problema è di vitale importanza sia per la difesa delle abitazioni che si affacciano sul lungomare sia per il turismo balneare su cui si fonda buona parte dell’economia del paese.
Il rimedio sembra evidente:
• sottoporre a controllo le opere dell’uomo;
• rimuovere gli ostacoli artificiali sulla spiaggia,
• provvisoriamente, “ripascere” artificialmente la spiaggia, con l’apporto di sabbia,
• soprattutto e come opera definitiva, creare le difese nel mare con scogliere artificiali per correggere il flusso delle correnti, e smorzare la forza dei marosi del mare in tempesta.
Per l'ultimo ripascimento del 2009 vedi autunno 2009
Michelangelo Pucci