L’autore: Mario Voci nasce nel 1946 a Gasperina (CZ). Consegue il diploma di perito industriale a Catanzaro. Sinceramente e profondamente innamorato della sua terra, dopo un breve periodo di lavoro a Milano, non riesce a stare più a lungo lontano dal suolo natio, ritorna in Calabria e si stabilisce con la moglie e il figlio a Vibo Marina. Di qui non distoglie lo sguardo dalla sua Gasperina, alla quale resta legato non solo dai vincoli di parentela e dalle amicizie con le persone che ivi ha lasciato ma anche dalle suggestioni dei luoghi, dei monumenti, della cultura e delle memorie storiche che essi evocano.
Da questi vincoli e da queste suggestioni prende corpo l’idea del presente libro.
La motivazione della presentazione della sua opera qui a Tortora risiede nelle affinità geografiche, storiche e culturali che l’autore ha rilevato fra le due comunità:
a) prima di tutto la collocazione su un’altura con vista sul mare e comunicazioni con l’entroterra. Questa collocazione è spiegata dalle stesse vicende e condizioni storiche:
– in primo luogo le incursioni dal mare dei Saraceni prima e dei Turcheschi poi, che indussero gli abitanti a spostare la loro sede in luoghi più sicuri in collina dai quali fosse possibile la sorveglianza della costa e nel contempo a non molta distanza dai campi delle zone marine;
– in secondo luogo la malaria dovuta agli acquitrini che coprivano le piane costiere;
b) i nostri due centri sono anche affratellati per le stesse origini medioevali, per la frequentazione dei luoghi da parte di monaci greci, per la comune cultura e le comuni tradizioni prima bizantine e, infine, cattolico-latine dai Normanni in poi;
c) le due comunità, infine, sono vicine per gli idiomi dalle comuni origini italiche, modellati, anche se con sfumature fonetiche e lessicali diverse, dalle stesse varie influenze: greca, latino-romana, barbarica, bizantina, araba, spagnola, francese.
Per il progetto grafico, molto ben riuscito, l’autore si è avvalso della preziosa collaborazione di Elisabetta Catrambone, della quale sono pure l’impaginazione, e l’elaborazione grafica.
L’aspetto della copertina è contraddistinto da un gradevole accostamento di colori pastello: il rosso mattone della cornice e il beige dello sfondo nel quale risalta il titolo e l’immagine a colori, molto bella, di un antico schizzo topografico del territorio di Gasperina.
Il testo è arricchito da numerose e significative immagini intertestuali in bianco e nero relative a monumenti, particolari architettonici e luoghi storicamente e culturalmente significativi del paese e da una appendice di foto a colori di manufatti e di componenti della fauna e della flora di Gasperina.
Il libro è diviso essenzialmente in quattro parti ideali:
- in una prima parte l’autore illustra i principali monumenti di Gasperina: il santuario della Madonna dei Termini, la Chiesa di S.Caterina, la Chiesa di S.Nicola Vescovo, il Teatro;
- in una seconda parte egli descrive e connota alcuni luoghi di Gasperina: il rione Patèda, la fontana di Pruppu, l’antica strada Gasperina-Montauro, la Grangia di S.Anna, la Località Molinella;
- in una terza parte approfondisce alcuni momenti storici del territorio: la presenza e l’opera dei Certosini, Ruggiero il Normanno e il monaco Bruno, i prigionieri di Capua;
- in una quarta parte egli riporta la flora e la fauna del territorio di Gasperina.
L’opera appartiene al genere letterario detto “periegèsi”, già in uso nella cultura greca classica, che si distingue per il profilo geografico, storico e culturale nella forma di un resoconto sui luoghi di interesse storico, pretesto per approfondire il discorso sugli aspetti antiquari, artistici, culturali, etnografici e religiosi. Nel libro “Gasperina e dintorni” l’autore Mario Voci procede partendo dalla descrizione dei luoghi storicamente e culturalmente significativi, dei manufatti e dei monumenti, nella quale traspare in ogni pagina la sua partecipazione emotivo-affettiva. Nel corso di questa descrizione fa capolino, dove più espressamente, dove implicitamente la grande Storia che ha legato, dal passato più remoto a quello più recente, i luoghi agli avvenimenti che hanno interessato in una prospettiva più larga il meridione e in una più ristretta la Calabria. La descrizione è l’occasione per narrare la storia locale, la cultura, i costumi, la religiosità della comunità gasperinese. Emergono così personaggi e
persone comuni del passato remoto ma anche e soprattutto del passato più recente, molte delle quali legate affettivamente all’autore. Il resoconto geografico e monumentale dà all’autore anche l’occasione di illustrare tradizioni civiche e religiose che hanno animato ed arricchito nel tempo la vita della comunità e che, grazie ad un percorso diacronico della ricerca storica, conferiscono anche un senso di attualità alla trattazione.
Quest’ultimo aspetto emerge soprattutto nell’ultima parte là dove l’autore connota luoghi e manufatti relativi ai mulini, nella quale sono sottese una storia, una cultura, una economia, tradizioni, usanze di una comunità, vite private di singole persone, una memoria personale dell’infanzia e dell’adolescenza dello stesso autore e uno spaccato della vita e della cultura contadina di 60 anni fa. E’ la parte più suggestiva. Io stesso mi sono sentito coinvolto per le evocazioni di vita fanciullesca, quando, accompagnandomi alle donne di casa che andavano al mulino del Ponte di Aieta, vivevo delle ore felici diguazzando nell’acqua corrente mentre le donne, aspettando il loro turno per la macinatura, lavavano i panni nelle limpide acque della Fiumarella.
Il libro è ricco di stimoli affettivi ed emotivi che suscitano nel lettore non solo un interesse storico e artistico, ma anche una fascinazione di evocazioni mnemoniche che lo rende attraente. La stesura, poi, in una prosa piana ne facilita e rende piacevole la lettura. Se ne raccomanda l’acquisto e il godimento diretto.
Michelangelo Pucci
Michelangelo Pucci