Origini del cristianesimo

Le molteplici matrici del Cristianesimo sono da ricercarsi lungo un arco di due o tre secoli. 

ORIGINI

         Il cristianesimo ha avuto origine nella fase di travaglio del mondo e della cultura ebraica iniziata nel tempo delle persecuzioni religiose scatenate dai Seleucidi intorno al 200 a.C., travaglio aggravatosi nel periodo successivo caratterizzato dalla resistenza dei Maccabei, e culminato nell'epoca della dominazione romana. Volto alla conservazione della identità etnica, culturale e religiosa del popolo ebraico, minacciata dalla ellenizzazione a volte forzata, altre volte subdola, questo travaglio fa nascere e crescere negli animi dei più fedeli e ortodossi la tensione verso il futuro con utopie apocalittiche ed escatologiche, fertile terreno per vari movimenti politici e religiosi, contraddistinti dall'ideologia messianica.
    Il termine " messia ", dal participio passato ebraico " mashiah ", tradotto in greco col termine "Χριστòς = Christos) " dal verbo greco " Χριω (chrio) " = ungo, significa " l'unto ". Il titolo veniva dato nel Vecchio Testamento ai capi: re, sacerdoti, profeti, solennemente investiti della loro dignità mediante l'unzione con oli aromatici effusi sul capo e sul corpo come rito magico di consacrazione. Unti di olio erano anche gli atleti del mondo greco-romano.
    I movimenti maggiormente politicizzati ipotizzarono un messia ( liberatore ) politico-militare e sfociarono in ribellioni armate tutte concluse tragicamente ( nel periodo in cui la tradizione fa cadere la nascita di Gesù una rivolta di tre ribelli che si erano fatti proclamare messia fu soffocata nel sangue da Quintiliano Varo, che fece crocifiggere duemila insorti catturati; la rivolta del 66 d.C. terminò con il massacro e la distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito; la rivolta del 132-135 d.C. capeggiata da Simone, additato come l'atteso messia e soprannominato " il figlio della stella ", finí nel sangue ad opera delle truppe di Traiano).
     Di fronte all'insuccesso o all'impossibilità dei moti di ribellione armata, la speranza messianica nel mondo ebraico si sposta nella sfera mistico-religiosa verso l'attesa di un "salvatore" e di un " regno spirituale " ( movimento degli Esseni, della comunità del Qumrân, di Giovanni Battista e quello di Gesù ); in altri paesi assume le caratteristiche di un riscatto mistico dalla miseria, dalla sofferenza materiale e spirituale, dai vincoli della schiavitú. Successivamente in quest'ultimo movimento, radicato in tutta l'area mediterranea, troverà il terreno favorevole di innesto e di espansione con Paolo di Tarso il movimento di Gesù diventando movimento cristiano autonomo dall'ebraismo.
    
La dottrina evangelica di Gesù non sorge all'improvviso come un fungo, né è produzione di un solo individuo ( lo stesso Gesù ), ma matura e si forma in un lasso di tempo comprendente alcuni secoli ed è frutto dell'elaborazione di comunità più o meno numerose attraverso esperienze mistico-religiose variamente motivate e di apporti sia modificativi che aggiuntivi.
          Il punto di partenza è rappresentato dai movimenti apocalittici (απoκαλυψις, apocàlypsis = rivelazione)[1] escatologici (εσχατoς, éscatos = l'ultimo)[2] che, influenzati dalle mitologie babilonese ed iranica, ebbero vita dal III° sec. a.C. e in un contesto di persecuzioni religiose e razziali si rifugiarono nell'attesa fantastica della fine di quel mondo cattivo seguita dalla resurrezione dei morti, dalla comparsa di Dio o del suo rappresentante il "figlio dell'uomo ", da un giudizio discriminante i buoni dai cattivi e da un'epoca nuova di giustizia e pace.
     
I successivi sviluppi sono rappresentati dai movimenti messianici ( gli Esseni, le comunità del Qumrân, il movimento di Giovanni Battista ) caratterizzati dall'attesa di un messia (salvatore) spirituale, dall'annuncio dell'imminenza dell'avvento del "regno di Dio" e dall'invito a  prepararvisi con un battesimo, con la penitenza, con una vita ascetica implicante spesso la rinuncia ai beni materiali, la loro messa in comune, la vita comunitaria, i pasti in comune ( pasto eucaristico, da ευχαριστια, eucharistia=orazione di ringraziamento), la confessione dei peccati, il celibato, la coesione interna del gruppo fondata sulla mutua assistenza, dalla fede nella resurrezione.
      
Il movimento di Gesù riprende i temi propri dei movimenti apocalittici, di quelli messianici del mondo ebraico e dei movimenti schiavistici e pauperistici comuni a tutta l'area mediterranea, fondendoli in una originale sintesi ed arricchendoli con motivi teologici ed etici in parte ereditati dal precedente e coevo terreno culturale, ma in alcuni punti nuovi ed originali (nuovo il concetto di Dio, nuovo il concetto dell'uomo, il comandamento della carità esteso anche nei confronti degli stranieri e dei nemici, ecc.).
    
Il cristianesimo è l'evoluzione del movimento di Gesù dopo la sua morte, operata dai suoi seguaci che integrarono le dottrine evangeliche con la dottrina della redenzione, con l'affermazione della resurrezione del maestro, con la sua divinizzazione sotto l'influsso delle religioni misteriosofiche dell'area mediterranea ( culto di Dioniso, i misteri orfici, i misteri eleusini dell'area greca; i misteri di Iside e Osiride in Egitto; i misteri di Attis e Cibele, di Adone e Astarte in Anatolia e in Siria; il culto dei Cabiri nelle isole del mare tracio; i misteri di Sabazio in Frigia e in Lidia, i misteri di Mitra nell'area iranica, ecc. ) tutte incentrate sulla morte e sulla resurrezione delle relative divinità.
     
L'evoluzione dottrinale del cristianesimo in campo teologico, sul tema mariologico, sul culto dei santi e delle immagini e sulla istituzione delle festività, avviene sotto l'influsso delle filosofie classiche ed ellenistiche e sotto il condizionamento delle credenze e delle pratiche delle religioni mitologiche greca e romana.



[1]Apocalisse = scritto contenente rivelazioni e profezie sul destino ultimo dell'umanità 

[2]Escatologia= dottrina degli ultimi destini riservati all'uomo

 

Go to top