DOTTRINA CRISTOLOGICA
Nell'elaborazione dottrinale del primo e secondo secolo la figura del Cristo viene notevolmente rivalutata.
Sulla figura di Gesù la concezione dottrinale subisce una graduale e sostanziale evoluzione:
a) Gesù in un primo tempo è definito " servo di Dio e profeta " ( Atti cap 3-4 ).
b) In un secondo tempo Gesù viene definito " figlio di Dio " da Paolo nel senso di uomo di Dio (Atti 9, 20; 13, 33; Rom.1, 4; 15,6 ; Gal.4, 4-7); "figlio di Dio prediletto " (Mt.3, 17 ), "figlio primogenito " (Ebr.1, 6) espressioni che lasciano presupporre che non sia figlio unico; "figlio di Dio non da sempre" ma da un determinato momento: "oggi ti ho generato " (Ebr.1, 5) "costituito figlio con la resurrezione " (Rom.1, 4).
c) In un terzo tempo Gesù viene definito "figlio di Dio " in senso generazionale (Ebr.1).
d) In fine Gesù viene definito " Dio " (Col.2, 9: "è in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità") e come tale oggetto di adorazione ( Ebr.1, 6: "lo adorino tutti gli angeli di Dio ").
e) Gesù come Dio viene identificato con il LOGOS (Giov.1, 1; Scuola catechetica di Alessandria nel II e III sec. da Clemente [ fine II sec.-inizi IIIsec.]). Gesù " figlio unigenito generato ab aeterno, della stessa natura del Padre ma a lui subordinato" (Origene della Scuola catechetica di Alessandria [ fine II sec. inizi III sec.]).
POLEMICHE CRISTOLOGICHE E DEFINIZIONE DELLA DOTTRINA CRISTOLOGICA
- ARIO (256-336), influenzato dal subordinazionismo, affermò che l'essere di Dio non è partecipabile al Logos che è creato dal Padre dal nulla e quindi non gli è coeterno.
- ATANASIO (295-373) e Concilio di NICEA (325) affermano che il figlio è generato dal Padre, è unigenito e consustanziale al Padre (Credo).
- NESTORIO (patriarca di Costantinopoli V sec.) definì Gesù uomo-Dio con due nature e due persone.
- CIRILLO (patriarca di Alessandria) e Concilio di EFESO (431) affermano che in Gesù uomo-Dio vi è una sola persona.
- APOLLINARE ed EUTICHE monofisiti [1] affermano che in Gesù uomo-Dio vi è una sola natura.
- LEONE MAGNO e il Concilio di CALCEDONIA (451) affermano, e sarà la dottrina definitiva della Chiesa, che in Gesù uomo-Dio ci sono due nature ed una persona, quella divina.
[1] Monofisiti da Monos =unico e Fysis = natura.
DOTTRINA TRINITARIA
Nella Scrittura, oltre al termine, manca qualsiasi definizione concettuale, o una dottrina della Trinità. L'elaborazione di un dogma trinitario avverrà ad opera della speculazione teologica successiva all'epoca neotestamentaria e si compirà soltanto alla fine del IV sec.
Il problema cominciò ad essere posto nel corso del IIE sec. con la definizione della divinità del Figlio passando attraverso la speculazione filosofica ellenistica della Scuola catechetica di Alessandria, attraverso l'adozionismo (eresia predicata da Teodoto di Bisanzio che non riconosceva a Gesù la divinità ma solo una santità superiore per il fatto che Dio gli aveva affidato la salvezza degli uomini, condannata da papa Vittore e successivamente dal Concilio di Antiochia [268]) e il modalismo (eresia dei sec.IIE e IIIE che negava una distinzione reale di persone in Dio, e concepiva la Trinità come un "modo" diverso di manifestarsi di Dio, combattuta dagli apologisti Tertulliano e Ippolito e dai papi Zefirino [198-217] e Callisto [217-222]), trovò una prima conclusione nel Concilio di Nicea (325) e una sistemazione definitiva con la definizione della divinità dello Spirito nel Concilio di Costantinopoli (381).
DOTTRINA MARIOLOGICA
A parte la leggenda dell'annunciazione e della nascita miracolosa, la famiglia di Gesù nei vangeli resta abbastanza in ombra ed appare anzi in discordia con lui nei due sconcertanti episodi narrati da Marco in 3, 21 in cui i familiari tentano di catturarlo credendolo pazzo e in 3, 31-35 in cui egli rifiuta di ricevere la madre, i fratelli e le sorelle. Comunque nei vangeli Maria appare come una madre come tutte le altre, non solo ignara della sua missione, ma piuttosto preoccupata per quel figlio "strano"; inoltre negli altri libri del N.T. essa è pressoché ignorata del tutto.
Finché Gesù fu ritenuto un "santo", un "profeta" di Dio non scandalizzava nessuno che la sua famiglia fosse costituita da gente comune e che Maria fosse madre di numerosi figli: cinque maschi (Giacomo, Joses, Giuda, Simone) e un numero non precisato di femmine (Mc.6, 3).
Ma allorché si andò affermando la dottrina della divinità di Gesù nel II sec. si incominciò a lasciare in ombra tutto ciò che sembrava in contrasto con questo stato di Gesù e a costruire una figura di Maria confacente con la dignità del figlio: si diede credito e si rafforzò la tradizione della nascita miracolosa per intervento divino, della verginità prima e dopo il parto, fino a giungere al concilio di Efeso (431) in cui fu proclamata "madre di Dio ", forse sotto l'influsso dei culti di divinità femminili molto popolari nell'area mediterranea e soprattutto nell'Anatolia, dando così inizio al culto della madre di Dio in tutte le sue forme. Gli ultimi dogmi che la riguardano sono in ordine di tempo quello dell'Immacolata Concezione senza peccato originale, proclamato dal Concilio Vaticano I (1854) e quello dell'assunzione in cielo del suo corpo dopo la morte, proclamato da Pio XII nel 1950.
CULTO DEI SANTI
Iniziato come ammirazione verso quei cristiani che avevano testimoniato eroicamente fino alla morte la loro fede e assunti come modelli; proseguito come custodia dei loro corpi, è continuato come venerazione delle loro reliquie.
La commemorazione nel martirologio nel giorno della loro morte si trasforma nei secoli successivi in vere e proprie festività. La raffigurazione dei santi prima in forma pittorica nelle chiese e successivamente in forma scultorea apre la strada al vero e proprio culto, all'erezione di templi e santuari in loro onore, meta di pellegrinaggi, ad essi i fedeli rivolgono preghiere e suppliche, e chiedono grazie, i loro simulacri vengono portati in processione ecc.
Il culto di Maria e dei santi ha sostituito nella cultura del popolo i culti pagani delle religioni precristiane. A volte festività cristiane sono la continuazione di festività pagane con il semplice cambiamento di nome.
DOTTRINA DELL'ALDILA'
Nel racconto del povero Lazzaro e del ricco (Lc.16, 19-31) emerge la teorizzazione di un aldilà costituito dal "regno dei cieli" dove si trova Abramo, i patriarchi, Mosè ed i profeti e da un inferno, luogo di tormenti dove i cattivi bruciano nel fuoco.
Nei secoli successivi maturò la dottrina del "purgatorio",
inteso come terzo luogo dell'aldilà dove le anime, non meritevoli dell'inferno e neppure degne del paradiso, scontano una pena temporale in attesa di meritare il paradiso.
Il primo a parlare di pene temporali da scontare dopo la morte fu Clemente Alessandrino nel IIIE sec.
Nel VI sec. Cesario di Arles (m.nel 542) chiama "purgatorio" la pena temporale dopo la morte.
Gregorio Magno (540-604) enuncia la dottrina del purgatorio, ripresa nel XIII sec. da Tommaso d'Aquino e definita successivamente dai concili di Lione (1274), di Firenze (1439) e di Trento (1545-1563).
DOTTRINA DELLA STORIA
Nei testi del N.T. non emerge una concezione della storia, a parte gli spunti escatologici dei vangeli e dell'apocalisse. Sarà la riflessione dottrinale dei primi secoli, culminante con il pensiero di Agostino, a formulare una concezione della Storia vista come un tessuto di vicende umane e di interventi divini ordinati in un processo unitario in cui la Provvidenza è protagonista e ruotanti attorno ad alcuni avvenimenti chiave: la creazione, il peccato originale, la redenzione, il ritorno del figlio dell'uomo, la fine del mondo, il giudizio universale.