Il modello aristocratico porta alla divisione della società dei cittadini (gli uomini liberi) in due classi disuguali per numero e per diritti: la classe nobile, ristretta per numero, titolare dei diritti politici e quella del popolo, più numerosa, costituita dagli uomini liberi: proprietari produttori, mercanti, intellettuali, ecc., comunque fruenti di un reddito e come tali obbligati a pagare un contributo per l'amministrazione della Polis e tenuti al servizio militare ma non titolari dei diritti politici. Le persone che per vivere prestavano, o per conto proprio o per conto di altri, un lavoro manuale retribuito non erano ritenute uomini liberi e quindi non cittadini.
I rapporti cambiano in seguito alle guerre esterne. L'apporto determinante per la vittoria sui nemici della seconda classe induce la classe dominante a riconoscere a più riprese l'esercizio dei diritti politici di voto attivo e passivo a cerchie sempre più allargate di fruitori con censo sempre più basso, fino a comprendere quelli che fossero in grado di sostenere le spese per il proprio armamento nell'esercito. Si arriva così al modello democratico. Non è ancora la democrazia, come la intendiamo oggi, aperta all'esercizio dei diritti politici da parte di tutti, senza alcuna distinzione. E' una democrazia che riconosce i diritti politici a tutti i cittadini, solo che erano ritenuti cittadini solo i maschi che fruivano di un certo censo. Per giungere al modello di democrazia moderno bisogna arrivare alla fine della seconda guerra mondiale (1939-1945) quando viene riconosciuto il diritto di voto attivo e passivo anche alle donne.