L’uomo è un ‘animale’ sociale, già lo riconosceva tanti secoli fa Aristotele (384-322 a. C.).
La società, genericamente intesa come semplice associazione naturale, non è nata con l’uomo, ma è stata ereditata dai precedenti stadi evolutivi come risposta alla soddisfazione dei bisogni fondamentali della vita: la riproduzione, la difesa, l’alimentazione: si considerino ad esempio i formicai, gli sciami delle api, i banchi di pesci, gli stormi degli uccelli, i branchi di varie specie di mammiferi, da ritenersi vere e proprie consociazioni sociali con differenziazioni dei ruoli.
Come gli animali anche gli esseri umani, fin dai primi stadi della loro evoluzione, sono vissuti per milioni di anni consociati in gruppi familiari e tribali prima di giungere, in tempi più recenti, a forme associative via via più evolute a partire, nell'area mesopotamica, dall'ottavo-settimo millennio a.C. fino a oggi.
Già per la riproduzione è necessaria l’intesa fra due individui: maschio e femmina. L’alimentazione della prole richiede la loro collaborazione e associazione. La difesa sollecita la cooperazione di molti.
La società, specificamente intesa come aggregazione culturale, è un prodotto umano come risposta ai succitati bisogni fondamentali culturalizzati e a tutti gli altri bisogni propri del grado di civiltà via via raggiunto. Per la soddisfazione dei bisogni culturali occorre un’organizzazione stabile e complessa con una molteplicità ruoli.
Michelangelo Pucci