Tortora nel Peleolitico Medio e nel Paleolitico Superiore

grotta di Torre Nave abitazione dell'Homo di Cro-magnon grotta di Torre Nave abitazione dell'Homo di Cro-magnon Michelangelo Pucci

Verso una forma umana modernaIn questi periodi vissero in successione l'homo di Neanderthal e l'homo Sapiens Sapiens. La grotta di Torre Nave

Testimonianze archeologiche di vita umana a Tortora si hanno anche per il Paleolitico Medio e per il Paleolitico Superiore.     

Si tratta di utensili litici e ossa di animali ritrovati nella grotta di Torre Nave, sita nella Marina di Tortora. 
E’ questa un antro che si addentra nella falesia verticale in cima alla quale svetta la costruzione detta Torre Nave.
Di origine carsica, messa in evidenza in seguito al crollo, per l'azione erosiva del mare, del fronte roccioso che la racchiudeva,  fu rimodellata dal moto ondoso nell’era interglaciale (circa 200-100 mila anni a.C.) quando il livello del mare era più alto rispetto alla costa, per il duplice effetto dello scioglimento dei ghiacci che coprivano i continenti della precedente era glaciale e del bradisismo che ancora non aveva sollevato lo zoccolo continentale. Successivamente la grotta emerse dalle acque perché  il livello del mare si era abbassato rispetto alla costa per il duplice effetto dell’era glaciale (75.000-8.500 anni fa circa), durante la quale i ghiacci andavano coprendo i continenti sottraendo acqua agli oceani, e del bradisismo che intanto sollevava lo zoccolo continentale. E’ in questa età che la grotta diventò un rifugio sicuro per un clan umano trovandosi a diversi metri di altezza sulla piana sottostante. Oggi tale altezza si è ridotta per il riempimento e l’allargamento della piana riempita dagli apporti di materiale da parte del Noce e della Fiumarella.
L’imbocco della grotta, sito sul lato sinistro della parete rocciosa, non è visibile facilmente dalla strada, nascosto da uno spuntone roccioso che chiude la base semicircolare della falesia. Per vederlo bisogna avvicinarsi proprio ai piedi della rupe oppure spostarsi a piedi lungo la vecchia SS 18 di Falconara verso sud. Attualmente si apre nella roccia a livello del piano di calpestio per effetto di un riempimento artificiale. Una volta l'orlo inferiore dell'imbocco della cavità si trovava ad un paio di metri dal piano di campagna. 
Al momento della scoperta la cavità era quasi interamente ostruita da un riempimento interno, ora rimosso per permettere l'indagine archeologica. L’interno presenta stalattiti e stalagmiti, segno e conseguenza di un’intensa umidità da infiltrazione. Il piano di calpestio è movimentato a diversi piani.  

- Formazione della piana della Marina di Tortora
Le evidenze archeologiche testimoniano mutazioni ambientali notevoli rispetto al periodo del Paleolitico Inferiore. Anzitutto l'abbassamento del livello del mare per cause tettoniche e per effetto dell'ultima glaciazione diWürm(75.000-8.500 anni fa). Questo sollevamento aveva comportato un’escavazione erosiva delle valli fluviali con notevole apporto di materiale a mare e un primo riempimento del golfo con la creazione di una striscia di pianura.
Osservando l’andamento del fondo marino antistante la costa non si nota una piattaforma continentale né gradoni, ma un’unica piattaforma che, a poca distanza dalla riva, precipita verso il fondo con una ripida scarpata. Ciò lascia supporre che il deposito costituente la piana della Marina è geologicamente abbastanza recente.

- Reperti archeologici
I sondaggi stratigrafici hanno messo in evidenza una ventina di livelli
Il livello 11 ha restituito un paleosuolo con ossa e carboni. I successivi hanno restituito reperti dell’industria musteriana. Di questi il livello 13 è quello che ha dato materiali di studio sufficienti. Di essi fanno parte strumenti litici come raschiatoi, i più antichi realizzati con la tecnica levallois, e, successivi, denticolati, incavi, grattatoi, bulini, punteruoli, coltelli, lame. I manufatti dei livelli inferiori sono in calcare, sostituito gradualmente nei livelli superiori dalla selce.  
Accanto al materiale litico, un po’ in tutti i livelli, ma soprattutto nel livello 13 sono stati rinvenuti resti faunistici appartenenti, in prevalenza, a cervi e ad altre specie cosiddette ‘fredde’ il cui habitat appartiene a un clima molto più rigido e continentale dell’attuale, era infatti in corso l'ultima glaciazione. Rinvenuti anche frammenti ossei umani attribuibili al paleolitico medio
Tutto il materiale portato alla luce si trova custodito nel Museo archeologico di Reggio Calabria.

-Gli abitanti della grotta di Torre Nave: l'homo di Neanderthal
La grotta è stata abitata nel paleolitico medio dall’homo di Neanderthal vissuto nel periodo 75.000-30.000 anni fa.
L'homo di Neanderthal  aveva una struttura corporea tozza e pesante, adattato al clima freddo dell'ultima glaciazione, ossa spesse, arcuate e corte, articolazioni ampie, muscoli sviluppati e potenti tali da supportare grossi pesi, testa massiccia, fronte bassa, arcate sopraccigliari pronunciate, naso largo, mandibola robusta e forte.
Abitava in caverne dove macellava e cuoceva gli animali catturati e lavorava le pelli di cui si vestiva, pulendole con raschiatoi di pietra e masticandole per ammorbidirle. Gli scarti delle lavorazioni e i rifiuti organici e dei pasti restavano sparsi sul pavimento e coperti di terra o di materiale vegetale in strati soprapposti.
Mangiava i prodotti dei vegetali del suo habitat (frutta selvatica, ghiande, bacche, semi delle graminacee, ecc), i prodotti derivati dagli animali cacciati che consumava preferibilmente arrostiti. 
Viveva in clan ristretti di tipo patriarcale, formati da gruppi di massimo 25 individui, fra i quali si praticava lo scambio di femmine per il ricambio genetico. Il giovane a 15 anni era già adulto; la sua vita era assai breve: raramente arrivava a 40 anni.
Aveva la laringe non ancora strutturata e non completamente sviluppata per articolare tutti i suoni del linguaggio dell'uomo moderno.
Praticava riti magici, l'inumazione, aveva una qualche idea dell'aldilà e della sopravvivenza dopo la morte, venerava e temeva divinità di tipo tellurico e di tipo uranico.

- Gli abitanti della grotta di Torre Nave: l'homo sapiens sapiens (tipo Cro-Magnon)
Successivamente, nel paleolitico superiore, la grotta di Torre Nave è stata frequentata dall’homo sapiens sapiens (tipo Cro-Magnon), vissuto nel periodo 36.000-8500 anni fa. A questo periodo sono databili i reperti archeologici di cui sopra. Il Cro-Magnon era già in possesso dei caratteri evolutivi dell’uomo attuale, quanto all’aspetto fisico e quanto al livello di intelligenza.
Possedeva un linguaggio abbastanza evoluto che gli consentiva rapporti sociali più articolati a base familiare.
Viveva di raccolta, caccia e, presumibilmente, di pesca, anche se non abbiamo evidenze archeologiche di lische di pesce di più difficile conservazione. Mangiava in prevalenza carne di cervo.
Vestiva pelli per difendersi dal freddo.
Praticava riti magici, usava coloranti, praticava l’inumazione come il Neanderthal, aveva un'idea più precisa dell’aldilà e della sopravvivenza dopo la morte. Temeva e venerava divinità di tipo tellurico e uranico.

Condizione sanitarie
Data l’alta umidità della grotta, c’è da supporre che il rachitismo fosse molto diffuso (ne sono un esempio documentato gli uomini della grotta di Papasidero, i cui scheletri rachitici sono esposti in loco, i quali vivevano nelle stesse condizioni di umidità riscontrata nella grotta di Torre Nave). 


Michelangelo Pucci


 

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