La chiesa S.Pietro Apostolo

Prospetto della Chiesa di S.Pietro Apostolo Prospetto della Chiesa di S.Pietro Apostolo Michelangelo Pucci

Collocata a sfondo della ‘Chjàzza’ si può ammirare la facciata della chiesa parrocchiale dedicata a S. Pietro Apostolo, in stile neoclassico,

Ha tre ingressi in corrispondenza delle tre navate. E’ suddivisa in due ordini: tuscanico in basso e corinzio in alto. 
Il primo ordine è ritmato verticalmente, da due colonne monolitiche, che si vogliono di fattura romana e provenienti da Blanda, che fiancheggiano la porta centrale, e da lesene, che racchiudono le porte laterali.  
Il secondo ordine è scandito da quattro lesene verticali con capitello corinzio, che definiscono tre spazi: in quello centrale in un tondo il mezzobusto del Sacro Cuore, in quelli laterali una nicchia per parte: in quella di destra la statua di S. Pietro e in quella di sinistra la statua di S. Paolo. 
In alto un frontone triangolare con al centro, in rilievo, lo stemma pontificio. Ai lati due balaustre che coronano il fronte delle navate laterali. 
Sul lato sinistro della facciata svetta di poco più alto il campanile cuspidato con orologio e campane. Il tutto risulta armonico e gradevole. 
Il primo nucleo, a due navate, della chiesa fu costruito verso la fine del 1300, con orientamento inverso rispetto a quello attuale: altare sul lato della piazza e ingresso, dalla parte opposta, nel vico. 
Nel 1700 l’edificio fu completamente ristrutturato e ampliato con una terza navata nelle dimensioni ed orientamento attuali con il prospetto sulla piazza. 
Nel 1906 seguirono altri lavori, decori e dipinti murari nella volta a vele che copre il presbiterio e il coro. Nel 1946 fu necessario intervenire per sostituire il soffitto della navata centrale divenuto pericolante. In questa occasione andarono persi i tre affreschi del Gualtieri che lo decoravano. 
Il terremoto del 1982 ne ha messo in pericolo la stabilità e, da allora, ad ogni terremoto, a singhiozzo si sono succedute chiusure e aperture con interventi di tamponamento di crepe, fino all’ultima chiusura al culto dell’autunno del 2005.

Le tre navate, dipinte in colore chiaro, sono divise da due file di pilastri, a pianta rettangolare, che sorreggono archi a tutto sesto.
Nella navata laterale destra nella prima cappella senza altare è collocata una tela, che si vuole di Mattia Preti (1613-1699) o della sua scuola, in cui è raffigurata la Pietà che colpisce per la drammaticità della composizione e dei colori, databile al 1600, in essa si riscontrano notevoli affinità di stile, per quanto riguarda i colori, gli atteggiamenti e la disposizione dei personaggi, con una tela dello stesso soggetto del pittore, esposta nella Pinacoteca di Capodimonte a Napoli; nella seconda cappella è custodita nella nicchia sopra l'altare la statua lignea di S. Lucia; nella terza cappella nella nicchia sopra l'altare la pesante statua di S. Pietro in legno di elce, l’incarnato del volto e delle mani è naturale, il panneggio ricco di pieghe della tunica e del mantello è finemente dipinto e decorato, colpisce la drammaticità del viso, come se il santo fosse stato ritratto nell’atteggiamento di sofferenza per la passione di Gesù e di pentimento per averlo rinnegato; nella quarta cappella, più profonda delle altre, con balaustra, piccolo transetto e altare, conserva in una nicchia della parete sinistra in basso la statua lignea di buona fattura del Cristo morto steso e in alto la statua in panni neri della Madonna addolorata, nella nicchia sull'altare nella parete di fondo vi è la nicchia con la statua del Cristo risorto in carta pesta; sulla parete di fondo della navata è appesa una grande Croce lignea con Cristo appena morto in legno di buona fattura anatomica e cromatica.
Nella navata laterale sinistra nella prima cappella senza altare
c’è un dipinto del 1600 raffigurante l’Immacolata circondata da angeli con ai piedi San Luca e S. Francesco di Paola; nella seconda cappella con altare c’è il quadro della Madonna del Carmine con Bambino e, ai piedi, S. Lucia e S. Antonio; nella terza cappella sull'altare vi è una nicchia con la statua di S.Biagio pregevole scultura policroma in legno della scuola napoletana del primo 1800; nella quarta cappella campeggia la grande tela della Madonna del Rosario, attribuibile o a Francesco Solimena o al Bonito, alla quale si riconosce un certo pregio per la equilibrata composizione delle varie parti e per l’armonia dei colori; nella parete di fondo della navata, in una nicchia, è conservata la statua, vestita in tessuto bianco riccamente ricamato a fili d'oro, della Madonna del rosario. 

Il presbiterio e il coro sono riccamente decorati sia le pareti sia la volta.
Le pareti del presbiterio e del coro si illuminano, aprendosi in altri spazi pittorici, con i colori di cinque affreschi di Genesio Gualtieri di Mormanno, eseguiti nel 1768. 

Nel presbiterio:
- a destra vi è rappresentato il miracolo di S. Biagio che guarisce un bambino,
- a sinistra, sullo sfondo architettonico di un tempio, è raffigurato il gran sacerdote che unisce in matrimonio Giuseppe e Maria.
Nel coro sono raffigurate cinque scene:
- nell’abside Gesù che consegna le chiavi a S. Pietro, in ginocchio e nell’atteggiamento di dichiararsene indegno; nella parte alta dell'abside vi è la tela con la Madonna assunta;
- a destra S. Cecilia che suona l’organo e a sinistra il re Davide che suona l’arpa.
Sono tutte composizioni ben costruite ed equilibrate nei vari elementi, nelle quali le figure appaiono inserite naturalmente nel contesto architettonico del dipinto. I colori sono luminosi a ben illustrare la gioia serena che traspare dalle scene.
Il pittore, autore di numerosi quadri in edifici sia religiosi sia civili in molte località del Meridione, ritornò a Tortora nel 1799 per eseguire i tre affreschi che decoravano il soffitto della stessa chiesa, raffiguranti, nell’ordine di entrata:
- sulla porta la scena del banchetto nella reggia di Erode con la consegna della testa di Giovanni Battista a Salomè;
- al centro, l’ostentazione del capo mozzo di Oloferne da parte di Giuditta;
- vicino al presbiterio la decapitazione di S. Gennaro.
I tre dipinti sono andati distrutti nel 1946 in occasione della demolizione del soffitto, resa necessaria  dalle crepe che ne annunciavano l'imminente crollo. 

Nel cortile tra la sagrestia e la canonica fino a qualche decennio fa giaceva appoggiata al muro il frontale di un sarcofago strigilato romano del I° sec. d.C. , ora custodito nel museo archeologico di Tortora; vi era abbandonata pure una statua litica di S.Bartolomeo di buona fattura ma sfregiata col naso rotto, ora meglio custodita in una stanza della canonica.

Sono custoditi in questa chiesa anche degli oggetti sacri in argento di pregevole fatture, in particolare:
una croce latina da processione poggiante su un vaso biansato riccamente scolpito in rilievi a motivi floreali, tronco e bracci incisi a motivi geometrici, alle quattro estremità si espandono dei decori a volute vegetali, sul recto il crocifisso morto, su verso S. Pietro Apostolo benedicente;
un ostensorio con teca circolare per ostia grande, raggiata alternativamente con raggi a lancia e a fiamma, sorretta sulla testa da S. Pietro a braccia alzate;
un calice con piede, gambo e parte inferiore della coppa in argento riccamente scolpiti a motivi vegetali e teste d'angelo, parte superiore della coppa liscia e dorata;
un turibolo e navetta in argento lavorato a motivi vegetali.
 
Per ulteriori approfondimenti vedi Amedeo Fulco: Memorie Storiche di Tortora, pag. 151 e segg. - Rubettino 2002.

                                                               Michelangelo Pucci 
 
  

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