È costituita da un’unica navata a pianta quadrata quasi perfetta (circa 8 metri per lato), prolungata nella parte settentrionale da una piccola abside rettangolare. Vi si conservano una statua della Vergine del Carmine e, sul soffitto, una tela settecentesca che raffigura le anime del purgatorio nell’atto di implorare l’intervento salvifico della Madonna.
La facciata, di stile romanico, si apre sul lato meridionale dell’edificio ed è sovrastata centralmente dal campanile a una vela. La parte superiore, con numerosi fregi che si richiamano ai simboli della geografia sacra, è dominata da due finestre che circondano un’edicola centrale nella cui parte alta è rimasta l’immagine scolorita della Madonna con il Bambino in braccio.
Al di sotto si apre lo splendido portale litico, con portone del 1688, che è considerato l’unico esemplare di arte basiliano-calabrese esistente sul versante tirrenico dell’Italia meridionale. Fu realizzato nella seconda metà del XII secolo, in epoca normanna, e rappresenta una sintesi dell’arte dei popoli – quali Bizantini, Longobardi e Arabi – che nella seconda metà del primo millennio si erano contesi il dominio della Calabria nord-occidentale.
I leoni posti alla base dei pilastri personificano le due porte celesti attraverso le quali, secondo un antichissimo mito egizio, il sole (rappresentato da una girandola scolpita sul pilastro destro) passava per sorgere e per tramontare. L’arco del portale rappresenta pertanto la volta celeste percorsa dal sole nel suo peregrinare giornaliero, e i sei conci, di cui è composto, raffigurano altrettante costellazioni zodiacali: Leone, Ariete, Scorpione, Pesci, Sagittario e Cancro. L’eccezionalità delle figure sta nel fatto che è possibile riprodurle sulla volta celeste, unendo le stelle, con linee immaginarie, in modo diverso rispetto a quanto siamo abituati a vedere nei comuni manuali di astronomia. Il mistero si infittisce se si considera che molte delle stelle prese in considerazione per ottenere le immagini non sono visibili a occhio nudo e che lo scultore del Purgatorio ne fosse a conoscenza alcuni secoli prima dell’invenzione del cannocchiale.
Biagio Moliterni