Alle Molinette

               Da un po’ di giorni ho il mal di denti. L’ultimo molare a destra dell’arcata inferiore è talmente cariato che in cima vi si è aperto un cratere. L’incaricato infermiere vi calca un prodotto, a suo dire, di sicuro effetto analgesico. 
         La mattina successiva la parte si gonfia e compare la febbre … , mi ricoverano in infermeria. Nel pomeriggio ho la temperatura alta, la parte si gonfia e la mandibola si blocca.
         Il rettore si preoccupa … , tutto imbambolato mi caricano nella cabina del camioncino e mi trasportano a Torino nell’ospedale delle Molinette.
         Mi sistemano in una corsia con otto letti, chiusi da tre tendine scorrevoli. Io le tengo semiaperte, in questa situazione il chiuso mi dà fastidio, ho paura che nessuno si accorga di me, inoltre, proprio perché non posso parlare, sento il bisogno di compagnia! Per mia fortuna più in là è ricoverato un altro giovane, di un paio di anni più anziano di me. E’ uno studente del seminario torinese, molto socievole e scherzoso, che mi risolleva un po’ l’animo. Io gli rispondo a gesti. A sera passa una suorina con il conforto della sua giovialità e di una bibita colorata per rinfrescarci.
         L’indomani mattina passa la visita dei dottori. Mi prescrivono delle iniezioni di antibiotici. Grazie a queste la temperatura corporea cala, ma la faccia resta gonfia e la mandibola serrata. Nei giorni successivi mi sento decisamente meglio, posso lasciare il letto di tanto in tanto e passeggiare con il compagno di corsia. La mattina del quarto giorno vengono a prendermi, mi portano in sala operatoria, mi mettono un attrezzo tra i denti, una specie di cric, con il quale mi aprono la bocca, un taglio all’ascesso e la bocca è inondata da un liquido salato e maleodorante. Nei due giorni successivi comincio ad aprire e chiudere la bocca autonomamente. Dopo sette giorni di ricovero il camioncino di Santa Fede mi riporta a casa. 
         Dopo qualche giorno mi accompagnano dal dentista. Il molare già traballava. Bastano pochi secondi, senza anestesia, e il dente viene via tra le branche della pinza.
         Lo porto con me a futuro ricordo di questa avventura.

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