Estate1954. Afine dell’anno scolastico è stata programmata la gita annuale in pullman. Si va al santuario di Oropa nelle prealpi che si ergono alle spalle di Biella.
Partiamo ai primi albori. All’ora che gli operai vanno al lavoro arriviamo a Biella. Qui, scesi dal pullman per una breve pausa, un incontro inaspettato: mentre mi sgranchisco le gambe, mi si avvicina Alfonsino Perrelli, era lì per lavoro, è lui che ha individuato nel nostro gruppo Cicalese e me. Per me è una sorpresa, tanto più gradita per il fatto che questo è il primo anno che non sono sceso a Tortora per le vacanze. E’ come sentirmi per pochi minuti in Calabria, è come godere della vicinanza dei miei. Non riesco ad essere molto loquace per l’abitudine alle lunghe ore di silenzio e per la mia naturale taciturnità, in compenso sono un buon ascoltatore. L’incontro, purtroppo, è di breve durata. Ci chiamano a raccolta per risalire in pullman.
Usciti da Biella, la vallata si biforca. Ci inoltriamo nella valle di sinistra e, salendo per13 chilometri, arriviamo nel piazzale del santuario a1180 m. di altitudine. E’ un complesso imponente, consacrato alla Madonna. Esaurite le funzioni, prendiamo i nostri zaini e diamo inizio all’escursione. Saliamo su per un sentiero che taglia a metà costa le pendici del monte Tovo. Superate le sorgenti del ruscello che, dopo essere passato accanto alla chiesa, va ad unirsi al Torrente Cervo poco prima di Biella, svoltiamo a sinistra diretti al monte Mucrone. Il sentiero è sempre più ripido fino a che diventa poco più che una traccia. La cima è già in vista davanti a noi, ma c’è un passaggio un po’ difficile per noi che siamo alla prima esperienza. Il pendio alla nostra sinistra è particolarmente ripido … , non ci sono alberi … , non ci sono arbusti … , solo un’erba di un verde intenso che sembra accentuare la pendenza. Noi inesperti procediamo con cautela, un piede dietro l’altro, inclinati a monte. Ad un tratto ad uno sfugge di mano lo zaino, che rotola giù velocemente. Mi vedo ruzzolare dietro a quello … , mi sento mancare … , mi viene il capogiro e mi assale un senso di panico … , mi fermo e mi piego sulla destra aggrappandomi all’erba. Dopo un po’ riprendo coraggio, si fa per dire! Arrancando più con le mani che con i piedi vado piano piano avanti, evitando di guardare sotto e puntando gli occhi di fronte. Superato il tratto critico arrivo sulla cima rocciosa, là dove altri erano giunti da un pezzo! Il punto più alto è contrassegnato da una croce di ferro: siamo a2335 mdi altezza. Non si vede, purtroppo, nulla … , siamo circondati da una fitta nebbia che sale dalla valle.