Filosofia e Scienza hanno sempre ritenuto il tempo una entità, come un contenitore entro cui si svolgono gli eventi. La prima voce discorde autorevole nell'antichità è quella del filosofo Agostino di Ippona vissuto a cavallo fra il IV e il V secolo d.C., il quale nega l'esistenza del tempo come realtà fisica, ma lo ritiene una realtà psicologica, una distensione dell'anima; un'altra autorevole voce alla fine del 1700 è quella del filosofo Kant, il quale, come Agostino, nega al tempo la qualifica di realtà fisica e lo definisce una forma a priori soggettiva della sensibilità, forma come condizione che permette di fare esperienza ma non è oggetto di esperienza.
In ambito scientifico, all'inizio del 1900, nella Teoria della Relatività Ristretta, Einstein definisce il tempo una misura degli eventi, variabile dipendente dalla velocità del sistema da cui essi vengono osservati.
Due eventi visti da un sistema in stato di inerzia sono visti come simultanei, ma osservati da un sistema in moto uno è visto prima e l'altro è visto dopo e il divario temporale è tanto maggiore quanto più elevata è la velocità.
Un evento in un sistema in stato di inerzia ha una certa durata, ma osservato da un sistema in moto dura di meno in funzione della sua velocità.
Lo scorrere del tempo rallenta in un sistema in moto in funzione della velocità dello stesso.
Ma poiché la velocità è una dipendente dalla quantità di energia impiegata per l'accelerazione dallo stato di inerzia fino a far raggiungere al sistema la velocità data, la variazione temporale, in definitiva, è una variabile dipendente dalla quantità di energia impiegata.
Più energia impiego per produrre un evento meno tempo dura.
(per un approfondimento vedi opuscolo sulla relatività ristretta e, per chi vuole prendere conoscenza dell'argomento dalla fonte, legga A.Einstein - Relatività: Esposizione divulgativa - ed. Boringhieri 1967)
Michelangelo Pucci