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Michelangelo Pucci

Seconda sala

Prima sala

 

Custodisce tutti i reperti archeologici rinvenuti nelle varie campagne di scavi di questi ultimi quindici anni, in parte restaurati. Buona parte del materiale restaurato è esposto nelle 11 vetrine delle cinque sale. In ogni sala ci sono alle pareti dei cartelloni illustranti l’ambientazione storica dei periodi da cui proviene il materiale esposto, i siti di ritrovamento con foto dei luoghi e delle fosse nelle varie fasi di scavo.

 

Entra nella prima sala

Nel 1265 Carlo d’Angiò, fratello del Re di Francia, fu investito del Regno di Sicilia in S. Giovanni in Laterano dal Papa Clemente IV (il francese Guy Fouquois).

Gli Svevi, non senza contrasti, pervennero in Calabria e Sicilia per via ereditaria. Costanza, figlia del normanno re di Sicilia Guglielmo II, sposa di Enrico VI di Germania, invano pretese la successione al padre alla sua morte avvenuta nel 1189.

Fino a questo punto della ricerca storica non sono emersi documenti del tempo che aprano un qualche barlume sulla storia di Tortora. Sappiamo solo che il Castello delle Tortore cambia nome in Terra di Tortora.

Questo cambiamento ci dice che nella seconda metà del secolo XI il territorio tortorese divenne un feudo dei Normanni, che, appunto, chiamavano ‘Terre’ i loro feudi. Normanna era sicuramente la famiglia Cifone, un cui componente, Giliberto Cifone era signore di Tortora nell’ultimo periodo della dominazione normanna. Il feudo di Tortora doveva essere stato della famiglia Cifone fin dall’inizio della dominazione normanna, se è vero, come sembra, che Giliberto avesse ereditato il feudo dagli avi. Dopo Giliberto lo ereditò il figlio Rinaldo, che viene citato nei primi documenti feudali (vedi il successivo periodo svevo).
Da mercenari e rapinatori a Re, i Normanni, provenienti dalla Normandia in Francia, erano originariamente dei Vikinghi scandinavi. Mentre i primogeniti ereditavano i possedimenti di famiglia, i numerosi figli cadetti, addestrati pure essi alle armi, si mettevano al servizio come mercenari di chiunque ne richiedesse i servigi. In questa qualità arrivarono anche nell’Italia meridionale, ora al servizio dei Bizantini, ora al servizio dei Longobardi. Mal pagati, per guadagnarsi da vivere secondo le loro esigenze, operavano anche in proprio rapinando e spogliando chiunque, in particolare chiese e monasteri, dei loro possedimenti e ricchezze, ricorrendo ora alla forza ora all’inganno. Infeudatisi cominciarono la conquista in proprio di territori.
Arrivarono in Calabria nel 1037 al servizio di Guaimaro V, principe di Salerno, nel corpo di spedizione contro i Bizantini agli ordini di Gerace. In discordia con questi abbandonarono la spedizione e si misero in proprio. Il normanno Drogone, per liberarsi della presenza scomoda del fratello Roberto, gli costruì una fortezza in legno, gliela donò e lo insignorì nominalmente di tutta la Calabria. Roberto, presto raggiunto dal fratello Ruggiero con 60 cavalieri, con il sistema delle rapine, dei sequestri di persona e di colpi di mano riuscì ad impadronirsi di vari monasteri, di castelli e città fortificate allargando i suoi possedimenti nella Calabria centro-meridionale. Nel 1059 conquistò Reggio ed assunse il titolo di Duca della Calabria. Ricevuta nello stesso anno l’investitura ufficiale dal papato nel concilio di Melfi. Nel 1072, dopo Messina, Ruggero espugnò Palermo e conquistò la Sicilia togliendola agli Arabi. Morto Roberto, la successione dei possedimenti calabresi passò a Ruggero che, in questo modo, riunì Calabria e Sicilia. Nel 1130 questi possedimenti furono costituiti in regno  con Ruggiero II.
I musulmani di Sicilia che avevano accettato il potere normanno erano da questo tollerati e integrati sia nell’amministrazione sia nell’esercito. Quelli che, per un qualche motivo, diventavano irrequieti o scomodi venivano deportati e mandati al confino in Calabria, di solito in castelli lungo la costa, ad Amantea, a Tropea, a Scriba ecc. (vedi toponimi ‘Saracina’, ’Saracinello’ e simili diffusi in quasi tutte le località della costa). E’ da supporre che un piccolo gruppo di saraceni sia stato confinato anche a Tortora e con il tempo integrato, come prova il toponimo ‘La Saracina’, località sopra il cimitero, quello siciliano di ‘Rametta’, vico accanto alla piazza, e numerose parole dialettali riconducibili ad etimi arabi.
A quest’epoca risale l’importazione e la diffusione nel nostro territorio degli alberi di gelso per l’allevamento del baco da seta.
Il periodo dei Normanni ebbe termine nel 1194 con la morte di Tancredi. 
                                                                               Michelangelo Pucci
Altri periodi:
che si affiancavano all'attività agricola

càmmira o càmmara, camera;

lu lìettu grànni, letto matrimoniale per i genitori; 

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