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Michelangelo Pucci

Il focolare

Nelle stagioni autunnale e invernale il focolare, oltre a funzionare come fonte di riscaldamento, era il luogo naturale di raccolta della famiglia,

Sànda Lìja

La bellezza sta in alto. Il nome tortorese della contrada è femminile per una confusione ingenerata dalla desinenza ‘a’. In realtà il toponimo si riferisce a Sant’Elia l’eremita,

Acqualispàrta

Fra Pizinno e il Carro. Una valle che non è solo di passaggio

Sàndu Quaràndu

Là dove l'aria è pura. La contrada che non invoca un solo santo protettore ma ben quaranta.

Pizìnnu

Una contrada montana che incanta per la sua bellezza e per l'ospitalità delle persone che vi abitano

Origini

Se vuoi essere perfetto va', vendi quello che possiedi, dàllo ai poveri ...; poi vieni e seguimi

Concetto

La vita del monaco prevedeva la rinuncia a tutti i beni e alle comodità del mondo e a tutti gli affetti familiari.

La forma iniziale del monachesimo fu l'eremitismo, quella intermedia fu la forma delle laure nelle quali la forma eremitica era temperata, l'ultima fu quella cenobitica.

I monasteri

Ogni monastero era una unità produttiva autosufficiente, centro di lavoro manuale e intellettuale.

Il monachesimo cenobitico, soprattutto quello benedettino, diffusosi in tutta l'Europa occidentale dall'Italia all'Inghilterra e dalla Francia alla Germania, ne fondò l'unità culturale e segnò l'inizio della rinascita civile del continente.   

I monasteri nell'Europa occidentale 

Quasi generale è il riconoscimento da parte degli storici della funzione civilizzatrice e culturale dei monasteri (Enc. De Agostini), in quattro settori: delle lettere, delle arti figurative, della musica, del lavoro agricolo e artigianale.

   a) Nel campo delle Lettere  di importanza capitale furono gli Scriptoria istituiti in ogni monastero benedettino. Essi diven­nero centri di recupero, di trascrizione e di conservazione dei testi antichi, non solo di contenuto religioso, ma i più vari, interessanti tutto lo scibile umano. Testi che via via andavano ad arricchire le biblioteche nelle quali ferveva un intenso lavoro di studio e di duplicazione dei testi stessi. Le biblioteche furono il presupposto necessario per lo sviluppo delle scuole: sia le scholae clausae (riservate ai religiosi), sia le scholae apertae (cui accedevano anche alunni esterni). Da questi vivai di cultura uscì una fitta schiera di uomini illu­stri, che onorarono e dominarono il loro tempo: papi, lette­rati, storici, filosofi, educatori, inventori; che vivificarono ciascuno nel proprio campo la cultura europea.

b) Nel campo dell'Arte: la necessità di costruire i monasteri nella loro varietà architettonica, come complessi di una molteplicità di servizi, portò all'affinamento dell'arte co­struttiva e di quella decorativa. La regola benedettina accanto alla preghiera prevedeva attività lavorative; accanto al chiostro e alla chiesa erano necessari vari ambienti: dormitori, cucine, refettori, alloggi per l'abate, per i monaci, per i coloni, per i servi, magazzini, officine, scuderie, stalle, portinerie, infermerie, cimiteri. Gli sviluppi di quest'arte ebbero inizio dalla ripresa dell'arte paleocristiana, prosegui­rono nella creazione dell'arte romanica prima e di quella gotica poi.

Relativamente alla decorazione dei vari ambienti, i monaste­ri importarono artisti bizantini dei quali in un primo tempo ripeterono i motivi, in tempi successivi evolsero verso forme gradualmente più originali, sostituendo i fissi e ieratici modelli bizantini con figure dotate di un certo moto drammatico. Largo contributo alla diffusione dell'arte benedettina venne dalla scuola miniatoria cassinese.

c) Nel campo della musica, particolarmente importante fu la funzione svolta dai Benedettini dal medioevo in poi. La musica gregoriana trovò nei monasteri benedettini centri di conservazione e di diffusione; in essi si svilupparono centri scrittorii e si elaborarono fondamentali innovazioni nella composizione e nella teoria del canto e della musica sacra e liturgica (da Enc. De Agostini).

d) Nel campo della produzione agricola e artigianale, l'apporto dei monaci benedettini fu notevole e decisivo. Furono i monaci a riscoprire nei testi antichi e a rimettere in atto le dimenticate tecniche di coltivazione, di allevamento del bestiame e di lavorazioni artigianali, per rispondere alle esigenze della comunità monasteriale. Tecniche via via perfezionate e insegnate agli operatori esterni.

Per tutti questi motivi i monasteri a ragione sono stati definiti fari di civiltà nel medioevo. 

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