in tempi più tranquilli dopo il XVI sec., per rispondere alle esigenze abitative dei contadini e dei pastori che non trovavano più posto nel castello di Julìtta.
Il toponimo deriva dal latino 'carreolus' (viottolo, sentiero) e descrive molto bene la conformazione del lungo e stretto vico di ‘Lu Carròli’, che sale, inerpicandosi tra le case, dalla ‘Stréata’ fino alla Grangìja, dalla quale ridiscende con una lunga scalinata all’Arco.
Fino agli anni '50 era a gradoni, lastricati grossolanamente da pietre non lavorate. Successivamente, eliminati i gradoni, fu pavimentato in cemento.
Abitato per lo più da popolani. Vi si trovano solo tre abitazioni signorili: quella dei Leone a sinistra a poche decine di metri dall'inizio della salita, quella degli Aita-Grassi a destra una trentina di metri più avanti e quella dei Marsiglia nella parte più alta detta 'Grangìja'.
E’ caratterizzato da lunghe scale esterne che danno accesso ai piani superiori delle abitazioni. Adesso è tutto bonificato, ma fino a pochi decenni fa, chi lo percorreva era colpito da un misto di buoni aromi provenienti dalle cucine dei piani superiori e di effluvi vari provenienti dalle stalle degli asini e dai ‘carafùorchji’ (bugigattoli sottoscala) dei maiali, situazione comune un po’ in tutte le vie del paese.
Michelangelo Pucci