(in dialetto: 'Vaddòni di lu Pondi') di raccolta delle acque meteoriche che scolano dalle pendici del monte Cifolo.
Fu costruito in concomitanza con la strada carrabile di collegamento alla Marina, in sostituzione della vecchia mulattiera che dal rione Santa Domenica scendeva lungo il costone per entrare in paese da Julitta. La vecchia mulattiera ormai era diventata impraticabile a causa dell’erosione delle acque meteoriche che avevano scavato un profondo canale.
Questo ponte, allargato in due successivi interventi, è divenuto una piazza, luogo di incontri e teatro delle manifestazioni più importanti del paese. Centro di affari e salotto, ha soppiantato gradualmente per importanza e funzione la ‘Chjàzza’ della chiesa madre e ‘Mballatùrru’. Avere la casa al Ponte è un privilegio come quello che aveva una volta chi abitava nelle altre due piazze.
Al centro della piazza campeggiano due grandi Ailanti (Alberi del Paradiso) secolari, di grande effetto ornamentale soprattutto in primavera quando si ricoprono di bianche inflorescenze, ma soprattutto utili per l'ombra che offre ai Tortoresi riparo ai cocenti raggi solari estivi. L'Ailanto fu introdotto in Italia, e quindi anche a Tortora, tra il 1700 e il 1800 nel tentativo di allevare un tipo di baco da seta (Philosamia cynthia) che appunto si nutre delle sue foglie, ma l'esperimento fallì perché questo baco non si adattò al nostro clima. L'allevamento fu abbandonato ma la pianta prosperò nel territorio moltiplicandosi e infestandolo.
Chi giunge al Ponte può salire al Convento per una scalinata che si inerpica su tra alcune case, oppure può scendere a ‘Piedilatorre’ percorrendo la Via Tirrone, oppure può andare a ‘Sàndu Jàculu’ passando sotto l’arco percorrendo la ‘Stréata’.
Michelangelo Pucci