Era uso contadino festeggiare nelle occasioni speciali di gioia cucinando una gallina intera, ripiena di pasta di mollica di pane e uova, aromatizzata con aglio, prezzemolo, formaggio e pezzettini di salsiccia.
Il detto richiama quest’uso.
‘Jinghi la gaddìna’ ha finito per diventare la metafora di festeggiare, di gioire, di godere, di gongolare. Il detto non si riferisce a chi gode di un bene proprio o altrui, ma a chi gioisce di un male altrui. Si tratta, insomma, di godimento sadico e di ripicca.
Per cui, ‘si nni jìnghi la gaddìna’ colui o colei che gongola per un male capitato al suo nemico o nemica.
Così pure, ‘Si nni jìnghi la gaddìna’ anche chi vede nei pasticci qualcuno che non ha ascoltato i suoi consigli.
Michelangelo Pucci