il seme dei vari ortaggi (pomodoro, peperone, peperoncino, melanzana, scarola, lattuga, cavolo) e degli aromi (basilico, prezzemolo, sedano), coprendolo con un velo di terra che provvedeva a tenere umido fino alla germogliatura e all’irrobustimento delle piantine. Per ripararare i semenzai dal freddo li copriva con graticci coperti da erba secca o, in tempi più recenti, fogli di cellofan.
In primavera egli preparava la terra destinata ad orti zappandola più volte con i diversi tipi di zappa (zàppa, zappicèdda, zappùddu) fino ad ottenere uno strato di terriccio a grana fine e soffice. Tracciava dei solchi più o meno distanziati a seconda degli ortaggi che vi voleva seminare o trapiantare: più distanziati per i pomodori e per i fagioli, meno per gli altri. A parte preparavano le fosse per le cucurbitacee.
Durante l’estate le donne (anche ragazze e ragazzi) erano impegnate nelle attività di essiccazione delle melanzane affettate, delle zucchine affettate, dei peperoni infilzati per il peduncolo in uno spago a corona (nzèrta; attività: mbiléa’ li zafaréani) , delle prugne intere, delle pesche affettate, dei fichi interi o spaccati (sicchéa’ li fìchi). Un impegno a parte era richiesto dalla preparazione della salsa di pomodoro da essiccare al sole o da conservare in bottiglie da bollire a loro volta in grandi contenitori. Altri lavori: togliere le spoglie (cartocci) alle spighe di granturco (spuglijòa’ li spichi); sgranare il granturco (scucciulòa’ lu granijéanu); sbaccellare i fagioli (scucciulòa’ li fasùli); mondare dalle erbacce l’orto (munnòa’ dd’ùortu); preparare con sbollentatura, marinatura in sale, aceto e aromi ortaggi o pesci e metterli sotto peso in vasetti (féa’ li cugnetti) .
Michelangelo Pucci