lu zappatùru (bracciante agricolo a giornata specializzato a dissodare la terra con la zappa pesante); lu siminatùru (che spargeva il seme dei cereali al seguito dell’aratore), lu putatùru (figura professionale specializzata nell’attività di potatura degli alberi da frutto, dei cedri e della vite); lu nzitatùru (figura professionale specializzata negli innesti degli alberi da frutto e della vite); lu chjicatùru (specializzato nella potatura dei cedri e nell’arte di piegarne orizzontalmente i rami da frutto e nel legarli con vimini di salice al pergolato); dd’ùommini (braccianti agricoli a giornata), li fìemmini (assunte a giornata per la mondatura degli orti e dei campi di cereali, per la raccolta e la lavorazione dei prodotti da conservare per l’inverno).
Modalità di assunzione dei giornalieri: gli uomini e le donne a giornate erano assunti secondo due modalità alternative: o ‘anni spìsi’ (la paga comprendeva, oltre al salario, la fornitura da parte del datore di lavoro di tre pasti durante la giornata lavorativa dall’alba al tramonto: il primo, ‘lu ruppidijùnu’ in corrispondenza delle ore 9, il secondo, più sostanzio-so, verso le ore 12, il terzo, più leggero, verso le ore 16); o ‘ànna scàrsa’ (col pagamento del solo salario; i pasti erano a carico del lavoratore che se li portava nello ‘stiavùccu’; in questo, di solito, c’era ‘nu scutruzzìeddu’ con la pasta, e per secondo una mezza pagnotta svuotata della mollica, ripiena di una frittura di patate e peperoni, in rari casi con l’aggiunta di un uovo alla stracciatella, e tamponata con la stessa mollica).
Michelangelo Pucci