Le aree montane del territorio tortorese ne costituiscono la parte più estesa. Si tratta di luoghi molto accidentati, per lo più coperti da macchie e da boschi, che una volta erano una risorsa per il Comune. Subito alle spalle del Centro Storico, l’andamento altimetrico si alza intorno ai 700-800 metri con le punte della Vallina, di Bocca della Cappella, della Rotondella, per elevarsi ai 1089 m. della Cocuzzata, ai 1274 m. di Serramale e ai 1238 m. del Rossino, sulla cui cima si incrociano i confini ta Tortora, Lauria e Laino. Negli altipiani e nelle vallate tra una punta e l’altra ci sono degli insediamenti umani più o meno numerosi. Probabilmente le montagne sono state, quando più, quando meno, sempre abitate. Attualmente, complessivamente, le aree montane contano 400 abitanti. Nei secoli passati generazioni e generazioni di montanari, accanto alla pastorizia, hanno sviluppato anche l’agricoltura, giovandosi di numerose sorgenti e micro sorgenti di acqua potabile, utili anche per usi agricoli, sfruttando i terreni a declivio più dolce sui fianchi delle montagne o nei fondovalle o creando dei terrazzamenti con muri a secco, rubando alla natura ogni pezzetto di terra coltivabile.
Molte contrade montane sono contrassegnate da toponimi di santi. Sono il ricordo del periodo medioevale allorquando nelle terre montane e collinari soggiornarono i monaci greco-bizantini qui venuti nel periodo bizantino anche per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste dei governanti di Bisanzio.