Guardéa'

Verbo comune all’area linguistica dell’Europa occidentale: dallo spagnolo ‘guardar’, al francese ‘gardar’, all’inglese ‘ward’, allo svedese ‘varda’, al tedesco ‘warten’, all’italiano ‘guardare’. Deriva dalla radice indoeuropea ‘var’.

Il termine esprime un pacchetto di significati:
1 – osservare: - guardamìru stu vistìtu osserva attentamente questo mio vestito; 
2 – vigilare: - guàrdu li guagnùni vigilo sui bambini;
3 – badare, portare al pascolo: - va’ guàrda li pìecuri va’ a badare alle pecore; 
4 – aver curaguàrdu a màmma mìja jìnda lu lìettu ho cura di mia madre ammalata;
5 – sorvegliarer’éni guardéatu tùtta la nòtti’ l’hanno sorvegliato tutta la notte;
6 – vegliareguardéa’ lu mùortu vegliare la salma;
7 – custodireguardamìra sta cìsta custodiscimila questa cesta;
8 – conservare, tenere da contoguardatìra la salùta tieniti da conto la salute;
9 – difendereguàrdami li spàddi difendimi alle spalle;
10 – coprireguardatìri li spàddi culu sciàllu copriti le spalle con lo scialle.
Tutti sono riconducibili all’azione del tenere gli occhi ben aperti su qualche cosa implicante un aspetto durativo nel tempo. Una cosa è vedere, un’altra cosa è guardare. Si può vedere senza guardare, come si può guardare senza vedere. Si vede anche per un solo istante senza volerlo. L’azione del guardare richiede l’intenzionalità e una certa continuità di tempo
E’ il verbo preferito dagli studiosi di ogni tipo, dai semplici curiosi, ma anche dai fastidiosi impiccioni e guardoni

                                                                                                                                    Michelangelo Pucci

 

 

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